Questo mese desidero condividere qualche riflessione riguardo al “lasciare andare”. Come sempre le considerazioni che propongo e di cui vi faccio partecipi sorgono e sono stimolate dalle mie esperienze personali e da ciò che vivo. Sempre più spesso mi accorgo della risonanza tra le situazioni che attraverso con quelle vissute dalle persone che in qualche modo mi sono collegate. Può essere quindi che ciò che si muove in me in questo momento anche vibri con qualcosa in alcuni tra voi che stanno leggendo queste righe.
Durante il mese di agosto il significato di “lasciare andare” ha presentato nuove sfumature. Forse perché la inevitabile trasformazione continua che viviamo è un costante lasciare andare e non possiamo che assecondarlo. Non è qualcosa che possiamo sforzarci di fare nella nostra illusione di controllo.
Una parte sana di noi sa che vivere senza attaccamenti è impossibile perché saremmo psicologicamente assai disturbati e persi e dimenticarsi di questo mi sembra porti spesso a interpretazioni e adattamenti più o meno spirituali della questione.
Credo anche che sia necessario fare attenzione al fatto che la terminologia “lasciare andare” è fuorviante, come in molti casi in cui si cerca di intrappolare nelle parole che inesorabilmente separano un’esperienza che appartiene alla dimensione dell’unità. Anche in questo caso la definizione poco o nulla corrisponde con l’effettivo accadere interiore che è ben lontano dal fare qualcosa per mollare qualche oggetto/soggetto percepito come altro, o dal senso di allontanamento. Più profondamente, lasciare andare assomiglia all’accogliere e all’aprire, al permettere un’alchimia in cui gli ingredienti in qualche modo muoiono diventando qualcos’altro che li include in forma diversa. Che prima che accada non so quale sia.
E mi trovo a vivere, a Dio piacendo con maggiore lucidità nel tempo, nella danza tra paura – anche tanta – ed eccitazione, tra timore e incontenibile curiosità per il mistero dell’istante successivo.
E nel nostro viaggio di ritorno a casa, incontrandoci ci diamo la possibilità di incontrare le nostre reattività, i sensi di colpa, i desideri, le convinzioni, la rabbia, le illusioni e le intuizioni profonde. E a ogni incontro possiamo scegliere se allinearci con ciò che separa o con ciò che unisce. Scegliendo ciò che unisce, a un certo punto c’è forse la sensazione di lasciare andare delle difese. Quando accade, scopriamo che non spariscono, bensì cambiano semplicemente forma, perché la stessa energia e forza utilizzata per costruire barriere si trasforma in carburante per definire e rispettare sani confini, sopratutto con se stessi.
Che settembre sia sereno. Pace
Maura Amelia Bonanno
“Hai mai provato la sensazione di essere lì, a bordo di un precipizio e non sapere che fare? Tra fare un passo indietro e lasciarti andare, scegli di lasciarti andare, se non ti è dato di trovare un solido terreno, credimi, imparerai a volare.” – Stephen Littleword, Nulla è per caso –