Una visione che onora e incorpora una vasta gamma di verità di diversi campi è possibile solo quando si inizia a considerare che ogni verità è vera e al contempo limitata al campo e al settore in cui si attua. Ci sono per esempio verità empiriche e misurabili quantitativamente e verità interiori interpretabili qualitativamente. Un esempio evidente è nell’Enneagramma che mostra che è impossibile comprendere l’esperienza interiore di una persona basandosi sul suo comportamento esteriore. Una altro esempio è che ci sono buone possibilità che avremo risposte diverse se chiediamo un consiglio per la nostra vita a un religioso, a uno psichiatra, a un politico o a un veggente. A chi scegliamo di rivolgerci? E quante strade possiamo percorrere? Se è vero che la verità ci rende liberi è vero solo quando riconosciamo che ci sono tante verità relative.
Tra gli aspetti che maggiormente mi interessano nell’Approccio Integrale di Ken Wilber che ispira il mio lavoro è proprio la visione integrativa che cerca di includere il maggior numero di importanti verità da più discipline e filosofie possibili. Wilber è a mio avviso uno dei maggiori filosofi e ricercatori del nostro tempo. La qualità del suo approccio che mi corrisponde particolarmente è quella antropologica di ricerca di schemi universali e inter culturali, di valori e aspetti condivisi dalla maggior parte o da tutti gli esseri umani. Se lavoriamo con una mappa dell’essere umano frammentata e parziale, di conseguenza abbiamo un approccio frammentato e parziale in tutti i campi: nell’educazione, nel lavoro, nella medicina, nella spiritualità.
Wilber ci tiene particolarmente a sottolineare come qualsiasi evoluzione, individuale o collettiva, sempre include e trascende gli stadi precedentemente attraversati, li incorpora e li supera. È una legge che trovo particolarmente semplice e vera, che sto avendo possibilità di comprendere da quando sto approfondendo e sperimentando lo sviluppo filogenetico e ontogenetico dell’essere umano, lo sviluppo embrionale fetale e del movimento neonatale. Ci sono delle costanti biologiche nell’essere umano e tutto ciò che siamo è possibile solo grazie ad attività fisiologiche e motorie precedenti e invisibili che lo hanno permesso. È diverso dall’essere il risultato della nostra storia, è in ogni istante essere tutta la nostra storia mentre accade.
Wilber riconosce questo processo nello sviluppo della coscienza, negli schemi evolutivi ricorrenti nelle teorie evoluzioniste di tutti i tempi, che alla base hanno l’affermazione che lo Spirito non è un particolare stadio, bensì sempre presente mentre si rende più accessibile e si manifesta sempre di più in ogni stadio.
Se usiamo l’Enneagramma considerando solo la dimensione orizzontale cadiamo nel riduzionismo e nel semplicismo di in un approccio meccanicistico ben lontano dalla complessa, dinamica e spesso invisibile realtà che siamo. Con l’approccio integrale consideriamo come minimo anche gli stadi della nostra evoluzione e anche gli stati che attraversiamo e che rappresentano le nostre verità soggettive e relative. Significa che a interessarci è il Kosmo pitagorico, gli schemi della natura, i processi dell’esistenza. Non solo il cosmo, l’universo fisico.
Nella dimensione orizzontale qualsiasi cosa che esiste è individuabile e al contempo inevitabilmente parte di qualcos’altro che la include nel suo essere a sua volta individuabile. Nella dimensione verticale l’evoluzione è un processo di trascendenza e di dissoluzione di sé la cui motivazione e spinta è proprio nell’essenza del Kosmo.
Gurdjieff ha sviluppato molto bene questo processo nella definizione delle tre forze che tutto in natura subisce: positiva, negativa e neutralizzante. Tutto necessita di una forza agente che gli permette di individuarsi, di una forza che gli permette di annullarsi per essere in comunione con ciò cui appartiene come parte e di una forza che lo dissolve per diventare altro che include e trascende tutto ciò che è stato. Lavorare con l’Enneagramma dimenticando questo è un passatempo.
Se onoriamo questo processo diventa impossibile considerare l’Enneagramma solo come la descrizione di tipi, di parti distinte. Vediamo che non è solo una somma di tanti aspetti. Possiamo esplorare e analizzare una parte alla volta, ma nessuna di esse è davvero comprensibile se non consideriamo l’interezza dell’universo creativo che simboleggia. E la qualità della sua interezza non è rintracciabile in alcuna delle sue parti.
Anche per questo trovo che l’integrazione con l’esperienza somatica che in questi anni tanto appartiene alla mia ricerca è fondamentale, poiché nel corpo tutte queste informazioni sono naturalmente sempre presenti. Gurdjieff parlava di ricordo di sé, e ciò che vogliamo ricordare è presente nella nostra esistenza biologica, nella nostra fisiologia, nella memoria delle nostre cellule. È un processo altamente creativo.
E comunque la leggenda narra che Gurdjieff in punto di morte abbia detto “Vi lascio in un bel casino!”
Maura Amelia Bonanno