“Ciò che non potete trovare nel corpo, non potrete trovarlo da nessun’altra parte”.
Così G.I. Gurdjeff ha fatto della Scienza dei Movimenti una delle basi del suo insegnamento, riconoscendo che è il corpo a ricevere e trasformare le energie e ricercare quindi l’equilibrio, la misura e il perfezionamento della sua stessa sostanza.
Le parole spesso tradiscono il corpo e questo ha una profonda influenza sulla nostra esperienza fisica. Il corpo è spesso visto come una estensione biologica dell’organizzazione psico-fisica, oppure confuso nella descrizione emotiva dell’esperienza. Il corpo è spesso quel qualcosa che cerchiamo di gestire, tollerare, godere, controllare, calmare, viziare. Lo diamo per scontato e la maggior parte della sua attività è completamente fuori dalla nostra consapevolezza, finché le pulsioni fondamentali legate al sopravvivere ce ne ricordano l’esistenza, oppure è sovraccaricato emotivamente .
L’attenzione al sentire il corpo è diventata molto di moda negli ultimi 40 anni e in questo nessuna novità perché l’esercizio del sentire era già conosciuto millenni fa nella tradizione Hindu come pratica di Nyasa del Tantra.
E’ anche una della pratiche fondamentali nel lavoro Gurdjieff e si riferisce alla capacità di comprendere le Impressioni generate dentro e attraverso il nostro centro fisico. Sentire è l’esercizio basilare per includere il centro fisico negli esercizi che coinvolgono i tre Centri e tutti gli esercizi del Lavoro richiedono di sentire continuamente tutto il corpo.
Le sensazioni di ogni parte del nostro corpo accadono in una regione del cervello denominata neo-corteccia e includono tocco, pressione, calore, freddo, posizione ed equilibrio del nostro essere fisico. Quando impariamo a sentire, stiamo esercitando il nostro cervello e apprendiamo a controllare il flusso dell’energia e della coscienza. E’ quindi necessario arrivare a conoscerlo bene e cercare di includerlo in tutto il Lavoro di Ricordo di Sé.
Alla luce di questi principi, uno dei fondamenti delle pratiche di consapevolezza somatica che propongo, e che combino all’Enneagramma, è l’esplorazione sperimentale della differenza tra sentire e percepire: sentire è ora e percepire ne è la conseguente interpretazione. La percezione è basata sull’esperienza pregressa e limita i sensi nel presente. E’ importante conoscere i propri schemi percettivi soprattutto se si lavora con gli altri, chiedersi se sono automatici o scelti liberamente. Come funziono? Quale è lo schema con cui interpreto? Quale senso dominante in me sente il mondo interno ed esterno e quale uso per relazionarmi? Quando osservo il mondo, con quale senso lo lascio entrare? Come comunico i sensi a parole? Solitamente c’è una discussione in testa e l’Enneagramma descrive in modo unico quanto l’altro con cui mi relaziono, nella stessa pratica, ha un’esperienza completamente diversa dalla mia.
Ritengo si possa affermare che ognuno di noi ha un esperienza sensoriale unica e un’esperienza percettiva che si inserisce in categorie. Nella pratica del sentire pongo particolare accento alla relazione con la gravità e al senso di sostegno, aderenza, contatto, che è ciò che ci permette di avere un riconoscimento dei movimenti interiori ed esteriori e dei sensi che li sperimentano.
Più lavoro con me stessa e con le persone, più è chiaro che ogni esperienza sensoriale e ogni movimento che genera è unico e al contempo inseparabile dallo stimolo e dall’esistere nell’ambiente in cui si manifesta.
Quando osserviamo un danzatore o un attore, con un po’ di attenzione possiamo riconoscere quanto una coreografia o una recitazione che è basata su movimenti e moti precisi da riprodurre è completamente diversa da una basata sul movimento ed energia naturale dell’artista.
Portare alla consapevolezza i modi in cui ci muoviamo dentro noi stessi e nel mondo è per me uno dei doni più preziosi che possiamo fare a noi stessi. Possiamo muoverci seguendo una coreografia oppure improvvisare e comunque scoprire che struttura e contenuto esistono insieme, che siamo soliti e fluidi, unici e inseparabili, una goccia e un oceano al contempo.
Tornando a Gurdjeff e al riconoscimento che è il corpo a perfezionare la sua stessa sostanza, nel movimento possiamo scoprire chi siamo mentre lo diventiamo.
Buon ingresso nell’autunno
Maura Amelia Bonanno
“La mente è come il vento e il corpo è come la sabbia. Se vuoi conoscere come soffia il vento, guarda la sabbia” – Bonnie Bainbridge Cohen