Ho dedicato gli ultimi 6 mesi allo studio per la credenziale di Professional Certified Coach con l’International Coaching Federation e al rinnovo dei miei due siti internet. Entrambi i progetti si sono rivelati impegnativi, mentalmente, emotivamente e praticamente. Questa recente esperienza è stata occasione di riflessione riguardo alla sfera istintiva rappresentata dall’Enneagramma e desidero condividerne alcuni aspetti.
La gerarchia istintiva in cui mi riconosco e con cui costantemente lavoro nella mia quotidianità è quella dell’istinto sessuale dominante e l’istinto sociale negletto. L’istinto negletto riguarda l’area della vita in cui abbiamo un profondo senso di mancanza e vergogna, cosa che lo rende sgradevole e ci porta a ignorarlo sempre di più peggiorando lo squilibrio. Specificatamente la sfera sociale come punto cieco significa credere che le proprie azioni non hanno influenze nel mondo, ha scarsissima considerazione dei biglietti da visita, dei diplomi, delle credenziali, degli accreditamenti, dei titoli considerando decisamente più importanti la sostanza, lo studio e l’esperienza. In modo particolare questa attitudine si aggrava in un’epoca come questa di svalutazione dei contenuti, di proliferare di diplomifici, di sovraffollamento di esperti istantanei e insegnanti preconfezionati, di certificazioni da fine settimana.
In tutto il mio percorso di formazione iniziato verso la fine degli anni Ottanta, imbarcarmi in percorsi di certificazione è stato per me una sfida a questa tendenza svalutante, ma soprattutto voglia di mettermi in gioco e in discussione, scoprire nuovi aspetti di me stessa, imparare e migliorare come individuo e come professionista. È stato ed è occasione di approfondire temi che mi interessano anche confrontandomi con compagni di viaggio e colleghi, ma più che per senso sociale di scambio, per peter cambiare idee e trasformare pregiudizi.
Infatti il motore principale che riconosco muovere le mie decisioni è sempre stato quello dell’istinto sessuale. L’istinto sessuale dominante sano spinge a evolvere, andare oltre, entrare in situazioni che sfidano limiti, opinioni, credenze. Spinge verso il cambiamento e la trasformazione, la ricerca di stimoli, nuovi mondi, avventura e novità. Fa decidere di tuffarsi in acque molto diverse dalle proprie, di conoscere valori antitetici ai propri con la curiosità di scoprirne l’essenza.
Per esempio studiare per la credenziale ICF è stato molto stimolante dal punto di vista culturale. ICF è un’organizzazione che pur definendosi internazionale in pratica abbraccia valori totalmente statunitensi e globalisti. Quindi la maggior parte dello studio è stato dedicato a entrare nella logica che sottostà alle norme etiche statunitensi della narrativa contemporanea dominante, ben lontane dall’orientamento dell’etica aristotelica e per buona parte anche dal mio. Oltre ad avere incontrato situazioni di condivisione particolarmente stimolanti, ho imparato tanto su me stessa e sul mio modo di lavorare e ho acquisito validi utensili che mi stanno dando parecchia soddisfazione.
Ristrutturare i siti è stato più un viaggio interiore. Chiaramente i siti come erano fino a qualche mese fa non mi corrispondevano più, li sentivo obsoleti, non onesti riguardo a chi sono oggi. Anche se la grande maggioranza del lavoro è concluso, i testi ovviamente non mi soddisfano a pieno, proprio per la vulnerabilità nell’istinto sociale.
Sarebbe più facile mettere tutto nelle mani di qualcuno con il talento commerciale di cui scarseggio, ma scelgo di non farlo a perché riconosco in questa insoddisfazione l’occasione di allenare il punto cieco. Un’impresa stimolante e difficilissima. A momenti è doloroso lasciar emergere il disagio profondo che provo a riguardo. Osservo la convinzione di dover fare tutto da sola, che non ho nulla con cui contribuire e neppure un posto chiaro nel mondo. Osservo il giudizio che ho su me stessa, il dialogo interno crudele circa l’incapacità di sintonizzarmi con l’ambiente. Osservo il timore di fare solo passi falsi ed errori nel modo di comportarmi, in ciò che scrivo e comunico.
La nostra parte istintiva in generale può toccare zone molto profonde e delicate, suscitare senso di inadeguatezza e vulnerabilità e metterci sulla difensiva perché è la parte in cui ci sentiamo più feriti e frustrati. È quella che giudichiamo e che non è interessata né alla presenza, né alla realizzazione di sé.
In particolare il senso di carenza e incapacità che avvolge l’istinto negletto è fonte di grande paura e pesante giudizio su noi stessi e sugli altri ed è vissuto come una minaccia.
Riconoscendo e accogliendo questi schemi interiori, come posso intenzionalmente nutrire l’istinto sociale negletto e sostenere un equilibrio tra gli istinti mentre mi occupo del modo in cui mi presento al mondo? È un lavoro impegnativo perché i pregiudizi che la gerarchia istintiva porta con se sono molto subdoli e hanno una forza davvero difficile da ammettere.
Infatti dalla quasi totalità degli individui sono studiati solo teoricamente. Entrarci davvero dentro è una delle vie più liberatorie che conosca, ma anche tra le più dolorose. Meglio evitare, e limitarsi fare i leoni della teoria.
Invece gli istinti sono molto pratici e richiedono azioni pratiche. Possibilmente nulla di grandioso, bensì gesti e azioni semplici e quotidiane, che possono apparire banali ad altri, ma che per noi sono la scalata di una montagna. Occuparsi dell’istinto negletto, attivarlo e gestirlo è particolarmente difficile e richiede intenzione sincera e grande sforzo.
È praticamente impossibile essere più equilibrati senza riconoscere queste forze animali non negoziabili nelle piccole scelte quotidiane e senza impegnarci attivamente con esse. Proprio per la loro natura irrazionale, gli istinti possono scatenare reattività e portarci totalmente fuori strada senza che ce ne rendiamo conto. Il mio istinto dominante vuole studiare, esplorare l’ignoto, sentirsi stimolato, impegnarsi nella ricerca e quando è squilibrato non ha la benché minima voglia di occuparsi di far sapere al mondo di cosa mi occupo. Ma è anche grazie a questo istinto dominante che voglio sfidare l’abitudine, le convinzioni e il pericolo di essere vista.
Per sostenere l’istinto sociale negletto posso chiedermi cosa davvero posso offrire al mondo e impegnarmi a metterlo nero su bianco. Ma anche accettare sostegno chiedendo a chi tra voi ha lavorato con me di farmi sapere cosa pensate dei miei due siti internet – www.mauraameliabonanno.com e www.enneagrammainterale.it – scrivermi i vostri suggerimenti, cosa di ciò che nella vostra esperienza io offro può essere integrato.
Ringrazio anticipatamente chi vorrà rispondere a questa mia richiesta.
Buon ingresso nella primavera