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Newsletter luglio 2018

Tra qualche giorno compio 50 anni e ne sono felice. Lo vivo come un bellissimo momento e un cambio di marcia importante ed eccitante. Quello che era profondamente vero per me 20, 30 e 40 anni fa è ancora vero, solo che ora ne so di più, e al contempo so anche che ho ancora quasi tutto da imparare. È una fase che stimola la mia curiosità e che si sta rivelando ricca in modi differenti da quelli immaginati e con scenografie interiori inaspettate.

In questi mesi ho intervistato molte donne che hanno già attraversato questo varco, in particolar modo donne che non hanno avuto figli, per poter ricevere e assorbire la saggezza della loro esperienza e averne sostegno. È decisamente una delle fasi più interessanti della vita di una donna, un momento di riflessione profonda in cui si rischia di cadere nel malumore e nella depressione. Non ci si riconosce più per come si è abituate a vedersi e percepirsi e al contempo non ci si è mai viste e percepite in modo così chiaro e lucido. Dedico quindi queste righe in particolare a chi sta vivendo la stessa esperienza, uno dei momenti di scossa in cui le vibrazioni rallentano, in cui le forze possono deviare. È un bellissimo potenziale, un’energia concentrata che è preludio della ripresa di velocità che ne seguirà e che avrà qualità differenti e più raffinate rispetto alla precedente.
Essere nel corpo e fidarci è l’unica via per sostenere qualunque cosa stia succedendo in questo momento, per non vivere come macchine impazzite. La paura spesso inconsapevole che ci governa ci porta a cercare prevedibilità e a vivere il corpo solo in modo meccanico. Ma se siamo davvero presenti, questa attitudine non è più possibile. È stupefacente rendersi conto di quanto non siamo nei nostri corpi. Quando davvero prestiamo attenzione possiamo notare quante volte in un giorno non siamo presenti in ciò che sentiamo, proviamo e facciamo. Molte resistenze al lavoro corporeo derivano dal fatto che quando siamo davvero presenti siamo più sensibili, più profondamente e intensamente toccati dalla vita. Essere presenti è un’esperienza indefinibile a parole, ed è solo quando siamo presenti nel corpo che qualcosa di davvero spontaneo, libero e creativo può verificarsi.

Viviamo nell’illusione di poter controllare tutto, quando in pratica non possiamo neppure controllare noi stessi. Facilmente ci illudiamo che il risultato raggiunto sia quello desiderato. Crediamo che ciò che accade accidentalmente sia un nostro merito e una nostra realizzazione e facciamo credere agli altri che chiunque possa arrivarci. In realtà, siamo parte di un universo di cui seguiamo le leggi, universo che Gurdjieff insegnava essere composto di vibrazioni. La visione meccanica vuole che queste vibrazioni siano continue, che procedano in un moto ininterrotto finché la forza dell’impulso originale naturalmente si indebolisce. In realtà sono discontinue e subiscono costanti fluttuazioni e deviazioni. Nulla rimane nello stesso posto e come era, perché tutto si muove in continuazione, evolve o degenera. La forza dell’impulso originale non agisce in modo uniforme, ma è talvolta forte e talvolta debole, talvolta accelerata e talvolta rallentata. 
Secondo l’insegnamento di Gurdjieff le vibrazioni si sviluppano secondo la natura dell’impulso originale, e per un po’ lo seguono in modo regolare, ma a un certo punto non gli obbediscono più, iniziano a cambiare natura e direzione. Dopo questo temporaneo rallentamento procedono nuovamente in modo uniforme finché la velocità cambia nuovamente. È qualcosa che accade involontariamente e che Gurdjieff definiva una scossa. Queste deflessioni delle vibrazioni non sono né uguali, né simmetriche e fanno parte della cosiddetta Legge dell’ottava, quella della scala musicale a sette note, che è riscontrabile in tutto ciò che esiste e che può spiegare molti fenomeni che ci sembrano incomprensibili.

La Legge del Sette dell’Enneagramma è riscontranbile in tantissimi momenti e luoghi della nostra esperienza di vita. Per esempio, secondo la Medicina Cinese l’energia vitale Ying si sviluppa nelle donne ogni 7 anni e la scienza biologica sostiene che le cellule si rinnovano ogni 7 anni, permettendo una trasformazione psicofisica a 360 gradi. Le cellule delle ossa sono totalmente rinnovate ogni 7 anni, quelle dell’intestino ogni 7 giorni. La Pedagogia Waldorf di Rudolf Steiner ha sviluppato una teoria dello sviluppo umano basata su cicli di 7 anni, chiamati settenni, e connessa ai cicli astrologici. In questa prospettiva, a 49 anni inizia il secondo ciclo della terza triade di settenari. Quella che ha inizio a 42 anni credo sia la triade più evidentemente tesa allo sviluppo della nostra spiritualità in modo cosciente. Per molti la realizzazione materiale non basta più e nasce il desiderio della ricerca di se stessi, del vero che sfida le regole sociali imposte. Per qualcuno è un’attitudine innata che incrementa, una spinta alla ricerca che ha accompagnato tutta la vita e che diventa più adulta. Per altri un desiderio nuovo. Avete notato quante persone che “facevano un lavoro normale” e “avevano una vita normale” improvvisamente dopo i 42 anni decidono di cambiare direzione, magari separarsi e diventare improvvisamente insegnanti e formatori nel settore umanistico e della relazione di aiuto?
Il settenario che inizia a 49 anni, se in quello precedente non si è data la colpa agli altri per come ci si sente, è quando dove forse per la prima volta si ha davvero voglia di tranquillità interiore sincera e responsabile e paradossalmente al contempo è possibile essere meno egoisti. A me capita di iniziare a considerare il potenziale delle nuove generazioni, a vedere i giovani come una possibilità di espansione. Faccio l’inventario, prendo tempo e non ho più voglia di perdere tempo. E sono solo all’inizio! Nella mia attuale comprensione dell’Enneagramma identifico questo settenario con le qualità del punto Otto: più certezze su se stessi, più vero coraggio per decidere, pensiero più chiaro. La ragione si sposa con il bisogno essenziale d’amore del punto Due e con l’oggettiva definizione di ciò che è necessario sia fatto del punto Cinque.

Credo che conoscere queste leggi, o anche solo sapere che esistono, è opposto a subirle. Significa evitare di combatterle e perdere la battaglia, evitare di inseguire un ideale meccanico senza vita, accettare di viverle in modo più coinvolto e partecipe e sostenerne le risorse. È riconoscere che c’è un valore enorme in ogni fase del processo.

Buon ciclo estivo a tutte e a tutti

Maura Amelia Bonanno