Una trentina di anni fa ho letto un libro che si intitolava “Malattia e destino” scritto da uno psicologo Thorwald Dethlefsen e dal medico Ruediger Dahlke. Mi piacque particolarmente poiché nutriva con ottime riflessioni la mia attitudine all’indagine, alla ricerca di tesori oltre le apparenze, al voler entrare nel nucleo delle cose per conoscerle da dentro. Secondo gli autori tutte le tensioni dell’uomo e la malattia servono in realtà all’unico scopo di imparare a veder meglio i rapporti, a diventare più consapevoli e non a modificare le cose, poiché non c’è niente da modificare o migliorare all’infuori della propria ottica. In questo universo non c’è niente di ingiustificato, ma ci sono molte cose di cui non riusciamo a vedere la giustificazione.
Quando nel corpo di un individuo si manifesta un sintomo, questo spezza sovente in modo brusco la continuità della vita e attira più o meno l’attenzione su di sé. Un sintomo esige da noi osservazione, che lo vogliamo o no, è un segnale che calamita interesse ed energia e mette in discussione tutta la normale esistenza. Questa interruzione è interpretata da una consapevolezza media o scarsa come un’interferenza che arriva dall’esterno. L’uomo medio non vuole avere disturbi e interruzioni delle proprie abitudini, quindi lotta contro il sintomo per farlo sparire al più presto. Tuttavia la lotta richiede attenzione e dedizione e così il sintomo riesce a far sì che ci si occupi quasi totalmente di lui.
È un paradosso tutto umano, quello di non volersi fermare per sentire, vedere e ascoltare indicazioni preziose circa la direzione per essere più sereni e più felici e preferire rimanere ingabbiati nella sofferenza. Qualcosa di bello accade quando si smette di lottare contro il sintomo e si ha voglia di imparare che cosa ha da dirci la malattia. Quando si guarda dentro se stessi, si entra in comunicazione con i propri sintomi e se ne vuole conoscere il messaggio. È necessario essere pronti a mettere in discussione tutto ciò che si pensa di se stessi e a integrare consapevolmente quello che il sintomo cerca di farci capire a livello fisico. È necessario avere il coraggio e la fiducia di attraversare un momento di destabilizzazione che lì per lì può essere molto fastidioso perché minaccia il modo in cui siamo abituati a vederci e a interpretare il mondo.
Tutto quello che viviamo e soffriamo in un processo patologico fisico, avviene esclusivamente nella nostra coscienza. La distinzione tra psichico e somatico si riferisce esclusivamente al piano proiettivo ed è solo funzionale alla comprensione delle parti che compongono un tutto inseparabile.
Quella che abitualmente si chiama guarigione è una maturazione sempre connessa a una dilatazione di coscienza. Se il sintomo è sorto perché una componente dell’ombra è precipitata nel corpo e lì si è manifestata, così la guarigione è il processo inverso, il principio del sintomo viene portato alla coscienza e redento dalla propria esistenza materiale.
L’ombra tendenzialmente fa paura perché è fatta di tutte quelle parti di realtà che abbiamo allontanato il più possibile da noi. È la somma di tutto ciò che noi crediamo fermamente che dovrebbe essere eliminato affinché il mondo possa essere bello e sano. Ma le cose stanno esattamente all’opposto, l’ombra ci rende malati quando è rifiutata e contiene tutto ciò che il mondo ha bisogno di riconoscere per poter essere sani, fluire con la vita.
Portare luce all’ombra, mettere in discussione se stessi, la propria immagine di sé, i propri schemi mentali, la propria reattività, le abitudini può accadere solamente con il sostegno adeguato di qualcuno che con amore stimola e contiene la nostra crescita ed evoluzione. Senza una guida e buoni compagni di viaggio con cui confrontarsi non è mettersi in discussione, bensì parlarsi addosso e probabilmente giustificare e rafforzare schemi limitanti.
Se l’affermazione del leggendario ellenico Ermete Trismegisto “Come in alto così in basso” è reale, questi principi riguardo la malattia e la salute, il sintomo e la guarigione sono validi ugualmente per una cellula, un sistema, un organismo, un individuo, una specie, un pianeta. La specie umana manifesta sintomi molto forti ed evidenti in questo momento, sintomi che stanno indicando una grande possibilità di maturazione, di cambio di visione, di dilatazione della coscienza.
I sintomi fisici delle malattie che stanno sempre più aumentando sono inseparabili da quelli emotivi e da quelli mentali che altrettanto imperversano. Assieme a un incremento esponenziale di tumori, ischemie, infarti e infezioni, ugualmente il cuore umano manifesta sintomi sempre più evidenti di collera, paura, sofferenza, avarizia, orgoglio, invidia, codardia, avidità, accidia e la mente umana manifesta sintomi di condanna, pianificazione di vie di fuga, distrazione, vendetta, dubbio, distacco, delirio di onnipotenza, manipolazione, vittimismo.
Qualcuno chiaramente non ha alcuna voglia di cogliere l’occasione di risveglio o di maturazione ed evoluzione della coscienza di questo momento. Al contempo tantissimi individui invece questa voglia e questo intento lo hanno eccome e sono proprio questi individui ad avere maggiore responsabilità, in particolare quella di mantenere viva la fiamma del ricordo.
Abbiamo la responsabilità di accorgerci dei sintomi della negligenza, della rassegnazione e dell’indifferenza che ci informano che stiamo trascurando presenza e partecipazione. Abbiamo la responsabilità di accorgerci del sintomo della convinzione che alcune cose sono intrinsecamente migliori di altre in modo assoluto che ci indica di avere perso equilibrio e integrità. Abbiamo la responsabilità di accorgerci del sintomo della convinzione di dover a tutti i costi riconquistare qualcosa che ci è stato sottratto che ci indica di avere perso la nostra vitalità. Abbiamo la responsabilità di accorgerci del sintomo di voler solo pensieri positivi che ci fanno credere di essere liberi e appagati che ci indica di essere prigionieri di noi stessi e sconnessi dalla gioia. Abbiamo la responsabilità di accorgerci dei sintomi dello scetticismo, del sospetto e del dubbio circa la bontà umana che ci indicano che stiamo trascurando la nostra guida interiore. Abbiamo la responsabilità di accorgerci del sintomo di credere di essere soli e staccati da tutto che ci indica di avere perso chiarezza. Abbiamo la responsabilità di accorgerci del sintomo di credere di essere unici, speciali e diversi dagli altri che ci indica che stiamo trascurando l’intimità con noi stessi. Abbiamo la responsabilità di accorgerci del sintomo di credere essere fautori indipendenti del nostro destino che ci indica di avere perso il senso del nostro valore. Abbiamo la responsabilità di accorgerci del sintomo di credere di essere capaci di far accadere ll situazioni, gli eventi e la vita che ci indica che stiamo trascurando l’amore e la cura.
C’è un’altra responsabilità che desidero evidenziare, molto pratica. Tra questi individui che riconoscono la spinta evolutiva e sono direttamente impegnati a sostenerla, alcuni ora sono in trincea, con la propria energia totalmente occupata a resistere alla persecuzione e agli attacchi da parte di un’autorità malata. Altri sono privilegiati e pur soffrendo di questa situazione non sono un bersaglio diretto della malattia e hanno la possibilità di impegnare le proprie energie nella costruzione di qualcosa di bello, di una realtà sociale ed economica libera e rispettosa della vita. Sappiamo chi siamo, ognuno con un proprio ruolo e una propria importante missione.
Quando siamo impegnati con noi stessi nella pratica di ascolto e di ricordo di sé non c’è alcun interesse a voler convincere qualcun altro o cambiare le situazioni con la forza di volontà. C’è intenzione a scegliere a ogni passo ciò che sceglierebbe l’amore, la strada con un cuore. Lasciare che chiunque e qualsiasi cosa sia quello che è e riconoscere e onorare la nostra strada è un atto d’amore che ha una potenza trasformante unica.Buon ingresso nel 2022
Maura Amelia Bonanno
“Non sappiamo essere felici perché confondiamo la nostra felicità con le cose che vogliamo” Maulana Sheikh Nazim Al-Haqqani