Mi sento fortunata. Perché arrivo preparata in questa apocalisse, con la scelta già fatta e allenata da decenni. Scelta di nutrire ciò che libera l’anima piuttosto che con ciò che la incatena. Allenata a esplorare la mia esperienza e stare con ciò che incontro. A voler riconoscere ciò che sento e necessito, distinguere i reali bisogni dalle pulsioni, ciò che emotivamente mi tocca come sentimento pulito dalla reattività, ciò che il pensiero elabora come proiezione dall’intuizione. Grazie a questa attitudine, pratico atterraggi in un luogo interiore in cui più le maglie esteriori si stringono e apparentemente tolgono libertà, più libertà sperimento. Sapere quali movimenti interiori accadono – emotivamente, mentalmente e fisicamente – e avere gli strumenti e le risorse adatti per gestirli è preziosissimo per non essere trascinati da stimoli che in questo momento sono molto intensi.
La libertà interiore non è basata su convinzioni e credenze, bensì su esperienze. Ho passato la vita a esplorare cosa limita la libertà e la gioia, a identificare quali schemi mentali, emotivi e percettivi mi tolgono serenità ed energia, mi limitano nelle scelte e nel benessere, a riconoscere e fare spazio a un senso di fiducia nella vita e all’accettazione del mistero del “non lo so”. Mi sento fortunata perché ho incontrato un maestro che mi ha indicato la strada della ricerca e del sostegno interiore e che mi ha mostrato cosa è l’Amore e da tanti insegnanti che mi hanno trasmesso strumenti preziosissimi per navigare quando le onde dentro si fanno grandi.
Religioni e percorsi spirituali sono stati fondati da mistici impegnati nella ricerca spirituale che hanno fatto del loro meglio per trasmettere agli altri la propria realizzazione, le proprie comprensioni. Inevitabilmente poi ogni individuo ne ha una propria comprensione e nella grande maggioranza dei casi, in particolare nelle religioni, si è persa la matrice spirituale, lasciando posto solo a regole da seguire e dogma. Anche se le religioni nascono da una spinta spirituale fortissima, offrendo pratiche che possono sostenere la consapevolezza e la presenza, nel tempo sono diventate ciò che la limita. “Credi a questo e fai quello e sarai libero”, fa rimanere attaccati a una corda come se fosse l’unico appiglio possibile e causa tanta sofferenza e paura. È meglio evitare di sfidare le convinzioni di chi vive di dogma e regole fisse, e chi è fortemente convinto di vedere la realtà per quella che è, è bene che continui nella propria convinzione, per il suo equilibrio psichico e per il nostro.
Ho scelto di studiare etnologia religiosa perché mi era evidente che è parte dell’essere umani avere disperatamente bisogno di credere in qualcosa, e mi attraeva di scoprire come avviene la scelta di ciò in cui credere. Il passo nell’Enneagramma quindi è stato fluido, ci sono scivolata dentro senza neanche lì per lì rendermene conto. Lo stesso Enneagramma nasce da una tradizione mistica tesa alla liberazione eppure è diventato mezzo di sostegno delle credenze limitanti , oggetto di commercio circa cui ci sono innumerevoli opinioni su cui dibattere.
Ciò che sta accadendo tra gli individui nel mondo in questo momento non è diverso dalle guerre di religione accadute nei secoli scorsi. Che differenza fa l’integralismo circa un’idea dell’immagine di Dio o nella difesa di una teoria sul virus tra 100 o di un’opinione sui vaccini ascoltando solo una fonte o su come si cucina il pesto? Nessuna. Comunque Dio rimane ben più grande di tutte le idee che ne possiamo avere a riguardo, la verità sul virus rimane tale anche quando è sconosciuta, il sentirsi esclusivi perché vaccinati o non vaccinati separa ed esclude e nel pesto ci va l’aglio.
Viviamo in un mondo in cui la maggior parte degli individui vive talmente in dissociazione che anche il semplice essere in contatto con le proprie emozioni sembra un’esperienza mistica. Non lo è. È un buon inizio, ma è altra cosa. In cui abbiamo bisogno delle riflessioni di Zerocalcare per sentirci profondi. E per carità questo non toglie che sia super bravo, ma esprime l’ovvio.o. In questo rigurgito pseudo sentimentale e New Age che la pandemia ha scatenato ciò che tanto vedo è isterismo religioso spacciato per spiritualità, narcisismo coatto e autocompiacimento. La consapevolezza spirituale non è un film psichedelico. L’ostentazione delle nostre comprensioni e realizzazioni elevate è la prova dell’essere ben lontani da tali realizzazioni. “Guarda come sono spiritualmente evoluto! Guarda come invece la gente non lo è! La gente non capisce!” La gente, che buffa entità.
Uno degli aspetti che il mio amato maestro sottolineava continuamente è proprio quello di evitare di fare fuochi d’artificio per ciò che sperimentiamo, anzi, invitava a essere grati per chi ci umilia perché ci mostra la strada per la libertà.
A proposito di umiliazione, la nostra specie è specialista di umiliazioni sia auto-inflitte, sia inflitte ai propri simili. Forse proprio questa pulsione umana all’autolesionismo è ciò che permette anche lo sviluppo della coscienza. Gli altri animali non hanno questa possibilità, noi si. Noi siamo gli unici esseri viventi che possono dis-allinearsi dalla natura e distruggere la vita per il puro gusto di farlo, che possono dubitare, credere, negare e ricercare la verità che hanno sotto il naso. Per alcuni la sofferenza prodotta dall’autolesionismo e dalle prigioni auto-costruite è la spinta che fa sorgere la bramosia di vera libertà, per altri no. È necessario accorgersi di essersi allontanati da se stessi, andare lontano abbastanza da non poterlo sopportare per desiderare fortemente di tornare.
Nel corso delle epoche si sono manifestati parecchi personaggi che hanno guidato ognuno un passo verso lo sviluppo della coscienza e il ritorno a casa, profeti, maestri, guide spirituali, vate. Sempre il mio maestro a ottobre 2010, ricordo ero a pochi metri da lui mentre parlava, disse che le religioni, le etichette e i ruoli istituzionali sono finiti. Niente più cristiani, ne sufi, ne guru, ne influencer, ne roba del genere. Disse che è il momento in cui è necessario scegliere se essere uomini di Dio o uomini di satana. Beh, eccoci qui. Dopo due anni di confusione ora è evidente la distinzione tra chi aveva già scelto da che parte stare molto prima della pandemenza, chi si pone la domanda per la prima volta e ora sceglie, chi sta chiaramente da una parte e chi sta chiaramente dall’altra.
Ogni epoca ha vissuto passaggi di coscienza peculiari, annodato o sciolto schemi individuali e culturali differenti e credo che un paio dei passaggi specifici di questo momento storico riguardino la trasformazione di schemi relazionali, che l’evoluzione ora passi attraverso una radicale responsabilità individuale circa la relazione che si ha con se stessi e con gli altri. Specificatamente nel mirino vedo gli schemi di attaccamento e le dinamiche genitore/figlio.
Sapere chi sono come individuo, quali sono i miei movimenti interiori mentali, emotivi e percettivi mi pone nel mondo in modo chiaro come creatura unica e differenziata e al contempo avvicina incredibilmente agli altri in modo più autentico. Scioglie il senso di separazione, la necessità di costruirsi a fatica un’identità e una persona in cui identificarsi e da sostenere per il mondo, dilegua il bisogno di competere per sentire di avere valore, annulla la necessità di riferimenti esteriori per credere in qualcosa e sentirsi sicuri delle proprie scelte, sgretola le dipendenze e fa spazio alla creatività.
Se sono un tipo Nove è tempo che mi renda conto di quanto limitante e distruttivo è essere saldamente attaccato al mio soggettivo senso di benessere emotivo e alla mia idea dell’altro, a quanto cerco agio e un ritmo e uno stile di vita senza problemi.
Se sono un tipo Tre è tempo che mi renda conto di quanto limitante e distruttivo è essere saldamente attaccato alla mia immagine di me stesso, a diventare qualsiasi cosa funzioni per essere riconosciuto.
Se sono un tipo Sei è tempo che mi renda conto di quanto limitante e distruttivo è essere saldamente attaccato alle convinzioni, alle abitudini e alle persone che credo di diano sicurezza e stabilità
Se sono un tipo Uno è tempo che mi renda conto di quanto limitante e distruttivo è essere saldamente attaccato al senso di irritazione, al fastidio per le strutture e le organizzazioni scadenti
Se sono un tipo Quattro è tempo che mi renda conto di quanto limitante e distruttivo è essere saldamente attaccato senso di delusione, di essere vittima, impotente, senza speranza.
Se sono un tipo Due è tempo che mi renda conto di quanto limitante e distruttivo è essere attaccato al credere di non avere bisogni e dover dare attenzioni e premure agli altri.
Se sono un tipo Otto è tempo che mi renda conto di quanto limitante e distruttivo è essere attaccato al credere che connessione emotiva ed empatia siano negative e pericolose
Se sono un tipo Cinque è tempo che mi renda conto di quanto limitante e distruttivo è essere attaccato al credere di poter fare a meno di tutto e di tutti e di non poter essere vulnerabile
Se sono un tipo Sette è tempo che mi renda conto di quanto limitante e distruttivo è essere attaccato alla positività, al senso di limitazione della libertà da parte di altri.
Non scegliere in questo momento è scegliere un inferno annunciato. Scegliamo. Obbedienza alla paura o obbedienza all‘amore. Rispetto di regole di potere che deprecano la vita o di leggi della natura che la onorano. Prigione con le sbarre dorate o libertà, quella vera, indipendente da qualsiasi condizione esterna. Quella in cui è possibile rimanere saldi nell’amore anche nella peggiore tempesta.
Maura Amelia Bonanno