Ieri ho visto il film “Il Peccato-Il furore di Michelangelo” di Andrey Konchalovskiy, mi è particolarmente piaciuto e lascio che mi ispiri per scrivere questa newsletter. Il film seppur romanzato, oltre a far passare benissimo l’ambiente monocromatico e il clima rigido e severo del Medioevale, esprime molto bene anche alcuni aspetti del carattere di Michelangelo.
La letteratura enneagrammatica colloca Michelangelo nel tipo Quattro.
Certamente il tormento interiore non gli mancava, ma nella mia comprensione era dovuto a rimorsi e paure per le situazioni compromettenti in cui si cacciava per non voler rinunciare ad alcun incarico, per l’angoscia del vivere in una frode, per la paura di fallire non perché si sentiva dimenticato da Dio, non per la infinita ricerca di intimità con se stesso e di senso e significato della propria vita. Nonostante il grande talento e la sua creatività definita un dono divino fossero ben riconosciute, l’artista ha vissuto costantemente ridotto in miseria e impoverito dal non riuscire mai a fermarsi.
È vero che il riconoscimento non gli bastava mai, ma non vedo in lui la ricerca di conferma della sua individualità e profondità, bensì del suo essere il migliore e approvato da tutti senza riserve. Non vedo in lui la mancanza di fiducia nel proprio talento, il senso di abbandono, l’ipersensibilità, l’introspezione e neppure la sua storia è quella di un tipico Quattro. Lui era già molto famoso in vita, non ammetteva che qualcuno potesse essere più bravo di lui e non aveva difficoltà a mentire e fingere di essere amico di casati nemici spinto dalla forte brama di primeggiare che gli faceva mettere da parte persino i sentimenti.
A me sembra tanto che il suo peccato non fosse l’invidia, bensì l’avidità del successo, la vanità. Un tipo Quattro in preda alla propria passione significa malinconia, ritiro, estremo senso di vulnerabilità, introversione, vittimismo e auto-distruzione assieme a critica, durezza e rigidità. A me sembra che Michelangelo nel suo furore abbia espresso le dinamiche caratteriali peggiori del Tipo Tre nella frode, nell’estrema competizione, nello spingersi tenacemente al raggiungimento di risultati magnificenti – effettivamente da lui raggiunti. Un arrivista, un arrampicatore sociale che doveva eclissare colleghi e amici per essere il migliore e che vedeva il valore degli altri come utilità per il suo successo. Un narcisista con idee grandiose riguardo a se stesso – nel film espresso dal suo desiderio furioso del pezzo di marmo più grande di tutti – ben consapevole del proprio enorme talento e capacità e che non esitava a promuoverli e a realizzarli. Voleva vincere a tutti i costi, usando e sfruttando le persone come oggetti – il film esprime benissimo questo aspetto nella sua relazione con gli scavatori di marmo – nascondendo, dissimulando, falsificando, diffamando – aspetto chiave del film.
Assieme agli aspetti malsani, del tipo Tre gli riconosco la splendida motivazione a essere il meglio che poteva essere, a realizzare il proprio talento e a manifestarlo in modo glorioso e magnificente.
A prescindere dall’Enneagramma, un film che secondo me è da vedere. La scena finale, da cui ho tratto l’immagine, è meravigliosa.
Una riflessione cui desidero brevemente invitare riguarda lo stereotipo della combinazione Tipo Quattro/Artista/Creatività. Credo ci sia un fondo di qualcosa che è anche vero, che tuttavia così semplicizzato porta parecchio fuori strada. Tutti abbiamo la possibilità di una vena creativa e artistica, così come tutti abbiamo la possibilità di ragionare e di imparare a muoverci nel mondo. Nove artisti di nove tipi differenti, senza scomodare le Varianti istintive, sono particolarmente evidenti nelle opere che producono e nella vita che fanno nel produrle. È bellissimo che artisti con sensibilità e talenti differenti abbiano manifestato le loro diversità in ciò che hanno creato.
Posso anche ipotizzare che ogni centro abbia un punto di maggiore creatività: il punto Quattro nel Centro del Cuore, il punto Sette nel Centro della Testa e il punto Nove nel Centro delle Viscere. Tuttavia, tutti, indipendentemente dal tipo che siamo abbiamo una quantità di questi punti e probabilmente per chi è un Tipo Quattro, Sette e Nove o per chi ha una buona dose di questi punti c’è maggiore accesso alla vena creativa. Una vena, un punto, che si può riscoprire, onorare e manifestare e permette anche a chi ha un minor accesso evidente a questi punti di riscoprirlo e praticarlo con il proprio stile.
Credo profondamente che uno dei grandi regali che ci possiamo fare per vivere con maggiore serenità interiore e nelle relazioni è valorizzare le differenze. I nove punti dentro di noi sperimentano ed esprimono i diversi aspetti della nostra costellazione interiore. I nove tipi manifestano diverse sensibilità e talenti che diverse persone possono manifestare e portare il proprio dono nel mondo, unica vera fonte di realizzazione.
Il 27 novembre con Alessandra Callegari, Marina Mele e Davide Giansoldati si è svolta la serata “In ricordo di Claudio Naranjo” presso la Casa della Cultura a Milano. Per chi non è stato presente e non ci ha seguite in streaming, ecco il link alla registrazione.
Maura Amelia Bonanno