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Il cambiamento trasformazionale con l’Enneagramma

Intervento all’Evento Nazionale Enneagramma IEA Italia – Sestri Levante (Ge) 18 e 19 ottobre 2014
Ciò su cui desidero porre attenzione durante questo tempo insieme è la comprensione di cosa effettivamente è un cambiamento, la differenza tra cambiamento e trasformazione e un possibile utilizzo dell’Enneagramma come strumento di sostegno per attuare un cambiamento che possa sostenere una reale e solida trasformazione. Un cambiamento trasformazionale.

Un cambiamento è definibile come una sostituzione o un avvicendamento che riguarda in tutto o in parte la sostanza o l’aspetto di qualcosa o di qualcuno. Nel mondo dello sviluppo personale si usa spesso l’espressione “cambiamento di paradigma” per indicare una variazione importante in un certo schema di pensiero o una modifica radicale nelle convinzioni di una persona, oppure quando un sistema complesso o un’organizzazione rimpiazza il modo di pensare o organizzare precedente con una nuova maniera del tutto differente.

Si sa che il cambiamento è l’unica costante, la staticità è un’apparenza e negli organismi viventi non esiste. Il cambiamento è naturale, continuo e sovente inconsapevole: le nostre cellule pulsano e scambiano incessantemente informazioni, il cuore batte senza sosta. Tuttavia ciò di cui ci rendiamo conto di solito sono solo i cambiamenti che sembrano inattesi per esempio di una situazione relazionale o lavorativa o di uno stato emotivo o di salute fisica.

A un primo livello di utilizzo l’Enneagramma ci descrive sia come reagiamo in modi automatici prevedibili, sia le possibili risposte “sane”, in occasione di cambiamenti che sperimentiamo come inattesi. A un secondo livello di utilizzo ci indica la direzione di crescita e il tipo di cambiamento intenzionale necessario per permettere una trasformazione. Questo secondo utilizzo implica un tipo di cambiamento, quello consapevole, che sorge dalla sofferenza intenzionale di cui parlava Gurdjieff.

Un primo aspetto fondamentale di cui tenere conto in qualsiasi genere di processo di cambiamento, è il livello di consapevolezza della persona. Senza scomodare l’Enneagramma sappiamo che un livello di conoscenza di sé maggiore conduce a maggiore senso di responsabilità e a risposte e scelte più allineate con la realtà contingente e più in sintonia con la nostra natura, quindi più serene e soddisfacenti.

I Livelli di Sviluppo scoperti da Riso-Hudson descrivono in modo estremamente dettagliato le caratteristiche dei Nove Tipi ai diversi stadi di presenza e libertà o schiavitù dall’automatismo.

Con i Livelli si introduce un elemento dinamico che riflette la natura mutevole dei modelli stessi di personalità. Avrete probabilmente notato che le persone cambiano continuamente: a volte sono più serene, più libere, ancorate alla realtà ed emotivamente disponibili, mentre altre volte sono più ansiose, resistenti, reattive, emotivamente instabili e meno libere. Comprendere i Livelli rende evidente che quando le persone cambiano stati all’interno della loro personalità si spostano nel ventaglio di motivazioni, caratteristiche  e difese che costituiscono il loro tipo di personalità. Per comprendere un individuo con precisione è necessario capire dove si trova la persona lungo il continuum di Livelli del suo tipo in un dato momento. In altre parole si deve valutare se una persona è nella sua fascia sana, media o malsana di funzionamento. ” (Riso-Hudson, 1997)

Il Continuum dei Livelli di Sviluppo

Sano

Livello 1 Il Livello della Liberazione

Livello 2 Il Livello della Capacità Psicologica

Livello 3 Il Livello del Valore Sociale

Medio

Livello 4 Il Livello dello Squilibrio/Ruolo Sociale

Livello 5 Il Livello del Controllo Interpersonale

Livello 6 Il Livello della Supercompensazione

Malsano

Livello 7 Il Livello della Violazione

Livello 8 Il Livello dell’Ossessione e della Coazione

Livello 9 Il Livello della Distruzione Patologica

Un secondo aspetto fondamentale di cui tenere conto quando si usa l’Enneagramma nei processi di cambiamento trasformazionale, sono i Tre Centri inferiori: il Centro delle Viscere/Istintivo, il Centro del Cuore/Emotivo e il Centro della Testa/Mentale. Ognuno è sede di un tipo di intelligenza differente, agente in aree e contesti differenti, e al contempo in grado di funzionare in modo sano ed equilibrato solo in concerto, armonia e simultaneità con gli altri.

Il Centro delle Viscere è attivato in ciò che riguarda azione, confini, tensione o rilassamento, controllo dell’ambiente, resa o resistenza, assertività o aggressione. Il Centro del Cuore è attivato in ciò che concerne identità o ruolo, motivazione, visibilità, valore personale o immagine e apparenza, ostilità o amore. Il Centro della Testa è attivato in ciò che concerne direzione, fiducia o dubbio, sicurezza o ansia, cinismo, intuizione o proiezione, dialogo interiore o quiete mentale.

Quando si lavora con i Livelli di Sviluppo si osserva come il “salire” o “scendere” di Livello sia in pratica un utilizzo delle nostre intelligenze nella loro potenzialità oppure un mancato utilizzo e confusione dei Centri.

Nel lavoro di accompagnamento in un cambiamento il primo passo che spesso mi trovo a compiere è proprio quello di fare chiarezza nei Centri. Questa chiarezza porta risultati sorprendenti e veloci perchè crea un terreno di sostegno al cambiamento, fornisce consapevolezza delle reali possibilità, orienta nella scoperta della modalità adatta per il prossimo passo da compiere che non sia una semplice variazione di strategia bensì un cambiamento volto alla reale trasformazione del modo abituale di percepire, interpretare e reagire. 

Prendiamo ad esempio come funzionano i Centri nel Tipo Quattro alla luce dei Livelli. Già a Livello di Sviluppo 2 inizio a dare priorità al Centro del Cuore che assume sempre maggiore importanza alla mia attenzione e a Livello 4 inizia a essere confuso con il Centro della Testa. Nei Livelli Medi i due Centri Cuore e Testa sono “strapazzati”, in un certo senso “invertiti” nell’utilizzo e solo il Centro delle Viscere rimane libero di funzionare liberamente. Tuttavia accedo sempre meno a questo Centro ancora libero perché andando in automatico la confusione dei Centri prende il sopravvento e mi impedisce di ascoltare e riconoscere cosa provo e sento davvero, da che parte andare e cosa fare. L’orientamento qui è distinguere chiaramente il Centro del Cuore da quello della Testa e attivare intenzionalemente il Centro delle Viscere libero come “via di uscita” dalla “fonduta emotiva” che la confusione degli altri due Centri ha prodotto.

Sappiamo che non basta pensare di voler cambiare perché accada. E’ impossibile entrare in questo processo di cambiamento trasformazionale intellettualmente. Sarebbe, come spesso accade, passare da uno schema a un altro, cosa che effettivamente è un cambiamento, ma non trasformativo, né migliorativo per la qualità della nostra vita. Per qualsiasi Tipo e qualsiasi Livello è necessario partecipare in movimento consapevole e presente per poter sperimentare, riconoscere e davvero comprendere le proprie motivazioni, la direzione da prendere e l’azione da compiere.

In tanti anni di danza e intensa pratica di lavoro col corpo, partendo dalla danza classica, alla contemporanea, alla danza “terapeutica”, all’improvvisazione teatrale fino all’arte marziale, conosco quanto il movimento informa e trasforma. Come alla base di qualsiasi movimento, per attuare un cambiamento è necessario partire da un sostegno che solo il corpo può dare e dal riconoscimento della propria posizione di partenza. Se ho un modello cui attenermi non cresco più. In questa ottica di lavoro, la trasformazione è un rinnovamento delle informazioni nel corpo e il “cambiamento di paradigma” di cui accennavo prima è possibile solo considerando che la convinzione e lo schema di pensiero è indissolubilmente collegato al cambiamento della postura/struttura fisica e della reazione/risposta emotiva. Raramente ci rendiamo conto di quanto siamo costantemente nella scelta tra stasi e movimento e di quanto dove mettiamo la nostra attenzione influenza ciò che percepiamo e i nostri passi.

E’ interessante notare come il cambiamento è spesso “oggettualizzato”, vissuto come se fosse qualcosa di esterno, gestito come qualsiasi altra relazione oggettuale, con tutta la reattività emotiva del proprio Tipo. Proprio come oggettualizziamo qualsiasi esperienza, incluso l’utilizzo dell’Enneagramma. Quanto spesso sentiamo la frase “la mappa non e’ il territorio” e poi ci illudiamo e facciamo finta che  l’Enneagramma ci abbia cambiato la vita solo leggendo un libro o perché conosciamo i tratti dei tipi a memoria. L’utilizzo dell’Enneagramma, come di tutte le mappe, e’ un discorso complesso. Non basta avere in mano strumenti di crescita per crescere, e’ necessario volerlo e questo anelito alla verità’, alla liberazione e alla soddisfazione dell’anima, e’ un mistero da cosa dipenda.

Il movimento consapevole offre l’esperienza di essere e incarnare il cambiamento nelle nostre cellule, nei liquidi che circolano nel nostro corpo, negli organi. E’ una consapevolezza bellissima e liberatoria eppure spesso fa paura o è vissuta con sofferenza.  Il cambiamento in sé è naturale e semplice e non ha nulla di doloroso, è la resistenza al cambiamento o la sua negazione che lo rende difficile. La struttura reattiva, quella descritta dai Tipi, fatica e suda alla perenne ricerca di qualcosa che speriamo risolverà tutto, mentre tutto costantemente accade in noi.

Non vi è nulla nel mondo, dal sistema solare fino all’uomo e dall’uomo fino all’atomo, che non salga o non scenda, che non si evolva o non degeneri, che non si sviluppi o non decada. Ma nulla si evolve meccanicamente. Solo la degenerazione e la distruzione procedono meccanicamente. Ciò che non può evolversi coscientemente, degenera. L’aiuto esterno non è possibile che nella misura in cui è apprezzato e accettato, anche se esso lo è all’inizio solo dal sentimento.” (Pëtr Dem’janovič Uspenskij, Frammenti di un insegnamento sconosciuto)

Una farfalla è il risultato di una trasformazione, non è un bruco migliore.

Maura Amelia Bonanno