Questa immagine credo parli a molti di noi. Siamo tantissimi a vivere un processo di muta in questi anni, una spinta urgente a un cambiamento radicale.
Mutare non è solo cambiare, rinnovare la pelle è un processo che accade in superficie, ma che implica una trasformazione all’interno.
Spesso ci rivolgiamo a un professionista delle relazione di aiuto – come il counsellor, il coach, il terapeuta – perché sentiamo uno stimolo interiore, oppure perché riconosciamo un bisogno, senza tuttavia avere chiarezza circa il suo reale contenuto. Sappiamo che è necessario cambiare verso una nuova direzione che sia coerente con i nostri valori, che c’è qualcosa di superato che ci stiamo portando dietro e che non ha più vigore o senso o ragione nelle nostre azioni. Tuttavia ci sentiamo confusi, testa, cuore e istinto sembrano voler andare in direzioni diverse e contrastanti. Nella migliore delle ipotesi chiediamo sostegno per fare chiarezza, recuperare armonia e legittimazione. Nella peggiore delle ipotesi alimentiamo pesanti critiche negative e limitanti su noi stessi e gli altri, riguardo a presunte incapacità di agire o di scegliere o di decidere.
La muta è un processo di trasformazione e liberazione che segue un principio per cui ogni nuovo livello di complessità trascende le limitazioni del livello precedente e include in sé la struttura meno complessa.
Mentre la tendenza culturale occidentale insiste nel voler difendere la visione meccanicista e il pensiero esclusivo, escludente ed esclusivista per interpretare qualsiasi evento, c’è una realtà della vita e delle cose che segue logiche dinamiche e senza soluzione di continuità. Il pensiero escludente è dominante da secoli, passando da una filosofia all’altra e da una religione all’altra, abbracciando una verità sola per poi rifiutarla completamente a favore di una nuova verità. Una modalità che coinvolge in dibattiti senza fine e in guerre dolorose che nessuno vince. Pensare in termini esclusivisti significa credere che solo un punto di vista e un’opinione sono totalmente veri e che se uno ha ragione allora l’altro è assolutamente sbagliato. Aggancia alle intuizioni di un modello, rendendo ciechi riguardo ai suoi limiti, negandoli o razionalizzandoli.
L’approccio integrale – di cui Ken Wilber ci ha regalato scritti preziosi – è un antidoto potente al pensiero escludente. Il dottor Clare Graves – uno dei padri del modello Spiral Dynamics – lo ha definito “un salto epocale nella coscienza umana”. Nella mia comprensione, l’aspetto fondante è quello di riconoscere che tutto ciò che esiste è in trasformazione continua e che ne siamo manifestazione evidente nel nostro corpo. Il nostro sviluppo ontogenetico, in particolare se osserviamo la vita embrionale è un ripetuto morire e nascere, includere e trascendere. Semplicemente possiamo riconoscere che le molecole trascendono e includono gli atomi, i tessuti trascendono e includono le molecole, gli organi trascendono e includono i tessuti, i sistemi fisiologici trascendono e includono gli organi, gli organismi trascendono e includono i sistemi, le relazioni trascendono e includono gli organismi, gli ecosistemi trascendono e includono gli organismi e i loro ambienti e così via. Questo modello di integrazione, trascendenza e inclusione simultanee vale per ogni insieme di forme complesse che consideriamo nell’universo. I nostri sistemi di pensiero non fanno eccezione.
Penso in questo momento allo sforzo mentale ed emotivo che ci infliggiamo quando ci imponiamo di “lasciar andare” – imperativo alla moda negli ambienti pseudo-olistici new age – dimenticando che lo sviluppo e l’apprendimento sono processi di trasformazione che accolgono tutto ciò che è stato senza rifiutare nulla, un cambio di pelle che libera da ciò che è stato senza eliminarlo, che porta con se tutte le informazioni e i gesti precedenti e al contempo li supera. A sostegno di ogni nostro attuale gesto ci sono tutti i gesti che abbiamo compiuto, anche se non li vediamo.
La mappa dell’Enneagramma, integrata con coerenza e utilizzata in modo adeguato, evidenzia diversi schemi di pensiero escludente e le vie di liberazione specifiche. Aiuta a chiarire la motivazione della spinta al cambiamento, a illuminare le risorse sia per fare chiarezza circa la direzione, sia per sostenere il cambio di pelle. Aiuta a riconoscere gli automatismi cognitivi, emotivi e istintivi e l’armonia che sorge dal loro comunicare.
Mi sto rendendo conto, soprattutto grazie a ciò che vivo con il mio lavoro, che questa spinta a un cambiamento radicale inizia e si sviluppa in ambienti molto diversi. Poco importa se ho le prime avvisaglie di crisi di crescita nella mansione che svolgo, o nel ruolo in azienda, o come membro di una famiglia o di una comunità, oppure nelle dinamiche relazionali, oppure nelle difficoltà economiche. In qualsiasi luogo della mia vita si accenda la scintilla della spinta alla muta, comunque nel suo nucleo c’è qualcosa di profondo che tocca l’essenza di chi sono. Una parte intima di me che non si riconosce più in questa pelle, una pelle che inizia ad avere delle crepe perché c’è qualcosa che sta cercando una via per manifestarsi a me stessa e al mondo. Qualcosa che vuole uscire in modo totalmente nuovo, bello, armonico, equilibrato, nutriente per me e per gli altri.
Ognuno di noi ha un tempo e un ritmo unico per questa inevitabile muta che sta accadendo a tantissimi esseri umani.
E quando cerchiamo sostegno, ricordiamo che nessun modello, teoria o sistema di credenze, e tantomeno nessun essere umano, è mai completo o definitivo.
Maura Amelia Bonanno