Ogni istante e tutto ciò che accade è una manifestazione di molteplici possibilità e una di queste è la possibilità di spostamento di coscienza verso la liberazione, la gioia e la vita. Intrinseco a questo spostamento c’è la capacità di riconoscere ciò che limita libertà e gioia e l’intenzione di affacciarsi coraggiosamente fuori da solide convinzioni che sembrano certezze. Alcuni iniziano a mettere in discussione il mondo conosciuto da molto giovani, altri quando accadono eventi traumatici, altri mai, e il fatto che esistano delle coscienze disponibili all’evoluzione da sempre e altre inossidabili anche quando chiuse in una stanza di specchi, rimane un mistero.
In pratica, ogni volta che accade qualcosa che mi mette a disagio, oltre alla volontà di accogliere ciò che provo, la mia curiosità si sveglia. L’opzione più immediata è quella di illudersi di risolvere il disagio scappando nel dare un’etichetta a ciò che accade e alle persone coinvolte, basandosi su informazioni ed esperienze già vissute e conosciute. È ciò che comunemente chiamiamo giudizio assoluto. Un’operazione di salvaguardia del proprio sistema e dei propri schemi mentali, emotivi e comportamentali. È così e basta.
Quindi, dicevo, accade qualcosa che mi mette a disagio. Generalmente è evidenziato in occasione di una relazione con chi amo o con una notizia che ho ricevuto. Ma l’ambito non importa, perché qualsiasi relazione include e parla anche di tutte e altre, sempre, perché parla di me.
Come mi relaziono con me stessa è esattamente uguale a come mi relaziono con gli altri, con la vita e con il pianeta. Quindi se ho una relazione rigida e blindata con me stessa, applico la stessa modalità in tutte le altre aree della vita. Se vivo in un mondo pieno di convinzioni circa me stessa, le stesse convinzioni le rifletto ovunque: io sono fatta così, la gente è così e dovrebbe essere colà, le cose vanno fatte così, il governo dovrebbe fare colà. Questo è giusto, quello è sbagliato.
L’ambito individuale, relazionale e sociale più ricco di occasioni per riconoscere schemi limitanti e di possibilità di crisi e messa in discussione di tali schemi è quello della sopravvivenza. Semplicemente perché lì stanno le nostre più terribili paure, quelle che riguardano la vita e la morte. Un terreno potentissimo in cui siamo immersi e che al contempo continuiamo a esorcizzare. Un elefante nella stanza che crediamo sparisca facendo finta che non ci sia o che ci illudiamo di poter sfuggire ed evitare. Dai che se continuo a fare finta che non ci sia sparisce, proprio come nel mondo magico dei bimbi. Purtroppo, ahimè accade proprio il contrario: lievita e prima o poi esplode.
Che ce ne rendiamo conto o meno, le nostre preoccupazioni sono tutte lì, nella paura di morire e nella direttamente proporzionale paura di vivere. Possiamo cambiare le nostre opinioni e gli stati emotivi sono ballerini, invece l’impulso ad adottare comportamenti o compiere atti utili o necessari alla conservazione ed evoluzione della vita e a evitare la morte è insito nel patrimonio genetico. È una forza interna all’organismo che mira alla soddisfazione dei bisogni primari e spinge a un comportamento automatico assai faticoso sia da riconoscere, sia da modificare. È una pulsione indipendente dall’educazione e dall’apprendimento, dalle esperienze passate che ha un rapporto piuttosto rigido con ciò che brama e cui mira, e che difficilmente ottiene soddisfazione da un oggetto diverso da ciò di cui è ossessionata.
Illuminare la nostra parte istintiva tocca zone molto profonde e delicate, suscita senso di inadeguatezza e vulnerabilità e ci rende difensivi perché è la parte in cui emerge la paura più grande che abbiamo e in cui ci sentiamo più feriti e frustrati. Proprio per la loro natura irrazionale, gli istinti e le pulsioni possono scatenare forti reattività e allontanarci dalla loro soddisfazione, dalla libertà e dalla gioia senza che ce ne rendiamo minimamente conto. Quando agiscono in modo automatico e inconsapevole ci tengono in una prigione trasparente, bloccati sempre nello stesso film che ci sembra l’unico reale. È impossibile essere equilibrati, sereni e felici senza riconoscerli e senza impegnarci attivamente a esplorarne la natura, la funzione, la limitatezza e la potenzialità.
Da oramai quasi due anni è iniziata una fase in cui l’area della sopravvivenza è palesemente minacciata – che sia reale o meno, questo è il clima in cui viviamo – e la possibilità di riconoscere ed essere più consapevoli dei propri schemi interpretativi, emotivi e comportamentali limitanti e distruttivi è enorme e meravigliosa. Tantissime persone, ognuno con la propria intenzione e il proprio ritmo interno, sono in grande trasformazione. Una trasformazione che ha acquisito in questi due anni un’accelerazione notevole, nella mia esperienza mai vista prima. Molte persone che non avevano mai considerato la sfera spirituale ora ne sentono il richiamo, molti come per incanto mettono in discussione certezze che fino ieri sera sono state inossidabili. Nel mio piccolo riconosco che i partecipanti ai miei corsi e i bellissimi individui che incontro nel mio lavoro hanno da una settimana all’altra comprensioni liberatorie che a me hanno necessitato decenni di duro lavoro.
Ora c’è chi si chiede cosa desidera davvero nella vita e come la vuole vivere come non accadeva da decenni, le relazioni intime e di amicizia si rafforzano o si smontano su basi di valori profondi e non più su convenienze, compromessi e manipolazioni. Di fronte alla paura ancestrale della morte e al desiderio prorompente della vita o ci si impegna a rafforzare una prigione di illusorie false sicurezze, oppure si sceglie di smettere di ingannare se stessi. Le vie di mezzo hanno sempre meno spazio. Non è più possibile sopravvivere, o si è totalmente vivi o si è macchine morte.
È necessario coraggio e sostegno per lasciar crollare il quadro della realtà come la si crede. Coraggio perché è un processo individuale senza sconti che deve partire da un intenzione e una motivazione incorruttibili, sostegno perché non può accadere in solitaria, richiede l’umiltà di essere umani, fragili e avere bisogno degli altri.
Le pulsioni alla sopravvivenza sono uguali per tutti. La consapevolezza con cui le gestiamo dipende da quanto le conosciamo e dall’intenzione di impegnarsi per viverle come risorse, invece di essere schiavi della loro cieca spinta. Possiamo credere che la nostra soddisfazione dipenda dal verificarsi di situazioni esteriori o da comportamenti altrui oppure sapere che dipende dalla nostra attitudine interiore. Possiamo credere che ci sia bisogno di determinate e non negoziabili condizioni, oppure possiamo sperimentare serenità in qualsiasi condizione, anche difficile.
Tutti vogliamo sentirci a nostro agio, rilassati, sicuri. Tutti vogliamo sentirci energici e vivere in modo pieno al massimo delle nostre possibilità e talenti. Tutti vogliamo sentirci partecipi nel mondo, dare significato alla nostra vita.
Quando in questi ambiti accettiamo dei compromessi, siamo schiavi di schemi interpretativi limitanti. Quando forziamo perché la soddisfazione dei nostri bisogni primari sia nelle modalità rigide che noi crediamo le uniche possibili, siamo prigionieri di ossessioni che neghiamo a noi stessi.
È sempre possibile aprire gli occhi e guardarsi allo specchio senza sbattere le palpebre, tuttavia ora per via di della situazione politico-economico-sanitaria-sociale in cui ci troviamo, lo è decisamente di più, e senza vie di mezzo, senza più finzioni se non con se stessi o con chi condivide la finzione.
O si segue una massa e un pensiero comune che zittisce la paura e fa sentire forti e sicuri, o ci si ascolta e si scopre in quali valori davvero ci si riconosce e a quale movimento eventualmente si vuole appartenere e impegnarsi per tutti. O si sceglie l’ideologia, la guerra di opinione, di appartenenza, di classe, di religione, politica oppure si sceglie di servire il bene comune, si ricorda che tutto ciò che si fa riguarda il risveglio del mondo, si è liberi di partecipare, collaborare e lasciarsi coinvolgere da un movimento di evoluzione di coscienza. Si onora che chiunque con cui si entra in contatto ha la capacità di cambiare la nostra vita.O si sceglie di andare contro qualsiasi legge e regola a prescindere, o ci si ascolta e si scopre cosa davvero nutre la propria crescita ed evoluzione. O si sceglie di perseguire aggressivamente la soddisfazione immediata di stimoli e desideri oppure si sceglie di seguire la verità in modo intrepido senza che nulla possa fermarci, di essere curiosi, aprirsi al nuovo e rompere le abitudini, di ascoltare la propria passione e ciò che si ama prendendosi il rischio di nutrirli, di vedere Dio in ogni creatura, di trasformarsi incessantemente.
O si sceglie di salvare la propria pelle con urgenza e a qualsiasi costo, anche della propria pelle, o ci si ascolta e si scopre di cosa si ha davvero bisogno per stare davvero bene. O si sceglie di vivere nella pianificazione e nel controllo egoistico delle proprie risorse, di stabilire rigide regole di comportamento, tempi e abitudini e imporle agli altri oppure si sceglie di essere responsabili nella cura di se stessi, di onorare ciò che è sacro per se e rispettare ciò che è sacro per l’altro, di avere una disciplina che permette di manifestare fino in fondo l’impegno, la dedizione e la continuità con attenzione anche ai bisogni altrui.
In questo meraviglioso viaggio, avere una buona mappa per orientarci e buoni compagni di viaggio fa decisamente la differenza. Una mappa che ci aiuta a riconoscere quanto e come ci manipoliamo, quanto e come manipoliamo gli altri e quanto e come ci lasciamo manipolare. Compagni di viaggio con gli stessi valori umani con cui confrontarci e aiutarci a vedere meglio la strada di casa e percorrerla.
Quando è ben chiaro che la prigione e le limitazioni in cui ci sentiamo dipendono da schemi fissi interiori, che la sofferenza e il disagio sono auto-prodotti da reattività automatiche, quando riconosciamo la nostra responsabilità per tutto ciò che proviamo, ecco che ogni istante e qualsiasi situazione è una possibilità di cambio di rotta interiore verso la libertà. Un’occasione di virare dentro dall’annichilimento, dai condizionamenti, dalla complicazione e dalla pesantezza verso un’attitudine coraggiosa e liberatoria che punta a una vita più leggera, serena, vitale e piena. Accade ogni istante. A volte è una piccola virata, a volte è un tornante. E quando testimonio questo accadere in me o in qualsiasi essere è per me una manifestazione d’amore che mi dà grande gioia.
Maura Amelia Bonanno