Questo mese mi concedo alcune riflessioni libere sull’Enneagramma, forse un po’ disordinate, ma mi auguro comunque di qualche ispirazione.
Vi siete mai chiesti che connessioni ci sono tra l’Enneagramma contemporaneo e gli insegnamenti originari?
Molti autori della prima generazione dell’Enneagramma contemporaneo sostengono – o chi tra loro ha già lasciato il corpo sosteneva – che le pratiche e gli insegnamenti della Quarta Via o della scuola di Arica avessero poco a che fare con la teoria così ampiamente divulgata oggi. Ancora più grande la divergenza con le radici dell’Enneagramma, con l’Egitto, con la geometria sacra dei pitagorici, con le idee neoplatoniche, con il messaggio delle vie mistiche delle tre religioni monoteiste di cui l’Enneagramma è intriso.
Tutte le tradizioni religiose e spirituali viventi richiedono innovazione, ma forse l’Enneagramma contemporaneo è più un’invenzione che un’innovazione basata su precedenti storici.
Comprendere l’impatto e il potenziale dell’Enneagramma contemporaneo richiede un apprezzamento del suo passato, qualcosa che viene spesso ignorato nei contesti del suo insegnamento basato su caratteristiche tipologiche, catalogazioni e persino diagnosi e terapie. Tuttavia, questo studio storico può lasciare alcuni studenti perplessi e insicuri. Cosa significa lavorare con l’Enneagramma? Questo implica forse una tradizione o un insieme di precetti morali o filosofici? È importante conoscere da dove viene l’Enneagramma?
Probabilmente non per tutti, perché ognuno di noi ha una strada propria in questa vita e per molti sembra che sia meglio che l’Enneagramma rimanga un intrattenimento.
Per altri c’è quantomeno la sensazione che in questa mappa ci sia moltissimo di più che una lista di caratteristiche di tipi di personalità. Per qualcuno c’è una spinta interiore che chiede di continuare a indagare. C’è l’intuizione che l’Enneagramma sia proprio la mappa di tutto come affermava Gurdjieff e che Lavorare con esso richieda a un cambio di paradigma radicale.
In oltre 20 intensi anni di Enneagramma una cosa che mi è chiara è che l’Enneagramma va mangiato. Gurdjieff parlava di 3 alimenti fondamentali: il cibo, l’aria e le impressioni, e sottolineava l’importanza della precisione del linguaggio, oltre a quella di avere un linguaggio comune nei gruppi di Lavoro.
Esattamente come per il cibo e per l’aria, anche quali informazioni lasciamo entrare in noi è una questione importante perché informazioni scorrette e imprecise creano disordine e disarmonia in tutto il nostro essere esattamente come mangiare e respirare veleni.
Nell’epoca della bulimia informatica e della corsa alla creazione di contenuti (ma cosa vuol dire poi), lasciare che sia il nulla a diventare qualcosa richiede un certo intento.
Nel Lavoro proposto da Gurdjieff la pratica di attenzione è di importanza capitale. Parlava di lavoro verso l’uomo numero 4, quello che può direzionare l’attenzione secondo la propria volontà. La coscienza illumina e l’attenzione è illuminazione specializzata, coscienza diretta dalla volontà. La nostra esperienza è determinata da ciò cui diamo attenzione, una variabile potentissima. Anche l’attenzione è nutrimento e praticarne l’arte è una sfida decisamente impegnativa perché le leggi in cui viviamo oggi non ci permettono di fare attenzione volontariamente. C’è una generalizzata incapacità di mantenere attenzione unidirezionale e di portare attenzione alla profondità, a quella dimensione della nostra esperienza che non è automatismo, che non è macchina. Eppure ciò che cresce nel nostro sforzo di superare la meccanicità è proprio l’attenzione e alla fine ciò che rimane del nostro lavoro è solo ciò che abbiamo sviluppato, l’attenzione appunto. Con l’attenzione il mondo è più ricco, più affascinante, più significativo. Senza attenzione consapevole siamo vittimizzati e vittimizziamo gli altri.
Tutti gli insegnamenti spirituali autentici raccomandano la cura dell’attenzione per poter sviluppare consapevolezza. Molte vie orientali partono dalla concentrazione per arrivare alla meditazione per sviluppare differenti e più sottili stati di coscienza.
Tutti gli insegnamenti spirituali autentici sottolineano anche che tutto inizia e termina nell’unità e che nulla di ciò che esiste è pura somma di addendi. L’Enneagramma condivide queste affermazioni perché non c’è lavoro con l’Enneagramma che non inizi e termini nell’unità e già nel suo aspetto numerico – a proposito di cambio di paradigma – ci ricorda che i numeri discendono dall’uno per divisione, non per somma.
Tornando alla riflessione iniziale circa le connessioni tra l’Enneagramma contemporaneo e gli insegnamenti originari, ci tengo a ricordare che non c’è lavoro con l’Enneagramma che non sia lavoro con i centri. Gurdjieff dichiarava che tutte le leggi psicologiche rientrano nella legge del tre e lavorava per l’integrazione e armonizzazione delle tre vie tradizionali attraverso i tre Centri: quella ascetica del corpo e della pratica di superamento degli automatismi e della gestione degli istinti, quella di devozione del cuore e del suo risveglio e quella di yoga della mente, della gestione dei pensieri e del silenzio interiore.
Comprendere i centri è alla base di tutto il possibile lavoro con l’Enneagramma, e non c’è lavoro con questa mappa senza il loro coinvolgimento.
A proposito di comprensione, con l’Enneagramma come con qualsiasi altra faccenda, una cosa o la si è capita o non la si è capita. Se ho capito solo un po’ vuol dire che non ho capito. Ugualmente come non si può amare solo un po’, o essere in gravidanza solo un po’. Se qualcosa nell’Enneagramma non ci è chiaro o ci è confuso, o se ci sembra di avere capito e non ci sono cambiamenti reali nella quotidianità e nel modo in cui gestiamo la nostra vita, significa che stiamo solo accumulando informazioni e che non le abbiamo comprese per nulla. In questo caso o l’Enneagramma non fa per noi o è meglio cercare fonti più adeguate.
Il supermercato della crescita personale e della spiritualità contemporaneo, che elargisce citazioni e promesse di ottenimento di risultati e felicità, tendenzialmente sta avendo tanto seguito proprio perché sostiene l’attenzione superficiale e distratta, la meccanicità e il pensiero magico, perché lucida l’ego, aiuta a evitare la profondità e a eludere quella sofferenza consapevole che invece è l’unica via di liberazione, non solo per Gurdjieff, ma per tutte le tradizioni spirituali autentiche.
Come facciamo quindi a sapere che non stiamo perdendo tempo nel nostro percorso? Un indizio è che con il Lavoro, tutto ciò che crediamo piano piano si sgretola. E fa male. Sono certa che in molti tra coloro che sono arrivati a leggere fino qui abbiano notato come da tre anni lo sgretolamento abbia subito un’accelerazione. Si sgretolano culture, nazioni, sistemi economici, governi, organizzazioni, famiglie, abitudini, credenze e preconcetti.
È un tempo prezioso questo per chiedersi: Quale è la mia domanda? Cosa cerco?
Si, perché il bisogno o desiderio di Lavorare non è lasciato al caso e non accade da sé.
Buon ingresso nella primavera
Maura Amelia Bonanno