L’Enneagramma è materiale da Boomers. La Generazione X lo ha ereditato, lo ha diffuso e anche stravolto.
Mi sono avvicinata all’Enneagramma negli ambienti statunitensi della prima generazione ed era usuale che fossi molto spesso la partecipante più giovane. Questo mi faceva sentire particolarmente fortunata e arricchita. Ricordo che mi sentivo una spugna aperta ad assorbire tutta la conoscenza di enneagrammisti navigati o pieni di esperienza di vita.
Quando ho iniziato a insegnarlo, una delle esperienze che ricordo come difficile è stata proprio quella di avere partecipanti che in maggioranza erano più grandi di me. Come insegnante, l’essere più giovane mi portava a galla una discreta quantità di materiale condizionante da sciogliere. Mi stupiva che individui avanti con gli anni potessero essere disponibili a imparare qualcosa da me, con molta meno esperienza. All’epoca non potevo che accettare la sfida ed esserne grata. Oggi invece li capisco, perché mi scopro molto interessata a imparare da chi è più giovane, perché in ciò che la gioventù trasmette c’è come minimo una freschezza ristoratrice.
Una cosa che ho notato negli anni riguardo agli insegnanti di Enneagramma della mia generazione è il bisogno quasi generalizzato di modificare il corpo di conoscenza dell’Enneagramma. Alla meno peggio quello di cambiare i nomi agli elementi della mappa, alla peggio quello di cambiarne la dinamica e il senso. Tra gli insegnanti della Generazione X c’è una competizione che non trovo altrove. Spesso sottile, passiva, ma potente. Anche tra chi ha approfondito l’Enneagramma e davvero lo conosce, c’è la spinta a voler impressionare, a dover proporre l’alternativa ad effetto, anche a scomodare esoterismi, spiritualismi e manipolazione.
La Generazione X è imbevuta di New age ereditata dai Boomers, quindi di seconda mano, e di neoliberismo di cui è sovrana. Lo stesso Enneagramma è figlio della New Age e le stesse professioni di aiuto contemporanee, come il coaching per esempio, sono figlie del Neoliberismo. E fin qui tutto bene, ogni epoca e cultura hanno connotazioni uniche ed interessanti. Lo sforzo sorge quando rimaniamo intrappolati nel cercare un allineamento forzato tra la nostra professione e i nostri valori, quando vogliamo costruire un’identità autentica e riconoscibile in una corrente che globalizza e appiattisce. Quando vogliamo promuovere aggressivamente il nostro valore. Lì fatichiamo parecchio e scopriamo che stiamo camminando su un filo sottilissimo, se non nelle sabbie mobili.
Tra i Boomers nuovi all’Enneagramma e i Millennials, generalizzando, il giochino preferito sembra essere quello di volerlo insegnare convinti della propria competenza e delle proprie buone intenzioni, quello di rendere accessibile l’Enneagramma a più persone possibili, di aggiornare l’Enneagramma per renderlo più adatto ai nostri giorni. Scelte che vanno nella direzione opposta al messaggio dell’Enneagramma, che denotano la scarsa comprensione di ciò che si ha tra le mani.
La mia previsione è che l’Enneagramma arriverà ad esaurimento nel giro di pochi decenni. Dopo essere stato creato, costruito, idolatrato, manipolato, stravolto, sfruttato, distorto, spezzettato, violentato, abusato, tradito, si disperderà per sfinimento.
La stessa fine destinata a tutto ciò che si allontana troppo dalla fonte, a corpi di conoscenza che non hanno fondamenta di almeno un paio di migliaia di anni. Chissà, forse qualcos’altro risorgerà dalle ceneri dell’Enneagramma.
La mia scelta nell’utilizzo dell’Enneagramma è quella di stare il più possibile con l’insegnamento originario e con i principi antichi e universali che veicola. Non riesco umanamente a seguire tutta la produzione di “innovazioni” nel mondo dell’Enneagramma, ma cerco di rimanere informata a riguardo, senza fossilizzarmi nella tradizione, ne perdermi nel caos di chi non avendo altro da fare, ammazza il tempo fantasticando nuove teorie e versioni.
L’Enneagramma ha senso all’interno di un percorso di ricerca interiore che dura nel tempo, meglio se in gruppo. Necessita la chiarezza di avere come priorità la propria reale liberazione e richiede pratica costante.
Per esempio evocando il nostro punto Uno per sederci ogni mattina almeno 5 minuti e passare in rassegna le parti del nostro corpo dalla testa ai piedi, per renderci ricettivi alle influenze superiori.
O evocando il nostro punto Due per definire cosa è importante per noi oggi, prima di uscire dalla camera da letto o dalla casa.
Evocando il nostro punto Tre per ricordare di respirare, di fare spazio alla grazia, di fermarci prima di esprimere emozioni negative.
Evocando il punto Quattro per ricordarci della morte e della rigenerazione, per identificare le faccende improrogabili, ciò che necessita di attenzione, ripetizione e ritmo costante e che non può essere accumulato, il nutrirsi, l’igiene, il riposo, la pratica.
Evocando il punto Cinque per ricordare che tutto ciò che facciamo deve avere senso, per sfidare l’azione entropica del flusso del tempo che Gurdjieff chiama “l’impietoso Heropass”, per impegnarci in una azione che crea ordine e significato e che ci spinge avanti e verso l’alto.
Evocando il punto Sei per ricordare volontà, scelta, impegno e responsabilità del libero arbitrio e per occuparci di un compito noioso o difficile o rimandato.
Evocando il punto Sette per ricordare noi stessi affermando “Io sono”, senza complementi, per fare visualizzazioni positive che aiutano il nostro processo di trasformazione.
Evocando il punto Otto la notte, prima di dormire, per rivedere la nostra giornata appena vissuta, come un film, senza giudizio.
Evocando il punto Nove per accettare la fine di un altro giorno sapendo che ogni ciclo ha una fine e un inizio, per arrenderci completamente al sonno e al riposo con la stessa calma del sole che tramonta e sa che ci sarà un’altra alba.
Nella mia comprensione, la conoscenza di sé, la liberazione dalle illusioni, dagli schemi di pensiero limitanti, dalle reattività emotive velenose e dalle abitudini distruttive e il nutrimento del divino in noi e dello spirito nella materia è una delle rare vie – se non l’unica – a offrire la fiducia, la serenità e l’equilibrio necessari per navigare in questo destabilizzante tempo di caos, incertezza e follia.
La ricerca interiore ha necessità di compagni di viaggio con cui confrontarsi e sostenersi, in modo particolare in un momento come questo in cui gli stimoli di separazione e disgregazione e il bisogno di rigenerazione e unificazione sono sempre più forti.
Ai Boomers e alla Gen X che hanno come priorità la liberazione dalle illusioni, l’esercizio e la pratica dell’essere e rimanere umani, finché esiste anche una sola briciola di anelito di completezza, di unità e di comprensione nelle generazioni che stanno crescendo.
Maura Amelia Bonanno