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Newsletter febbraio 2017

Scrivo questa newsletter da Tuscania, dove sto seguendo un modulo di Body Mind Centering® in cui mi sto formando e di ritorno da due settimane a San Francisco, dove ho fatto un’immersione nel coaching con l’Enneagramma, nelle dinamiche familiari e nel clima politico vibrante attorno all’insediamento del nuovo presidente Trump.

Rimanendo consapevole che è molto più facile notare le dinamiche altrui rispetto alle proprie, anche quando si tratta di condizionamenti culturali, ho la velleità di andare oltre l’immediata interpretazione di comportamenti e reazioni, tentando una delle tante possibili prospettive di ciò che con questa elezione sta accadendo alla luce dell’Enneagramma e dell’Approccio integrale. Questo poiché sebbene il presidente eletto non sia il nostro, ritengo che il pianeta sia un’unità organica, unità in cui – secondo la concezione platonica – “sussistono e si muovono le singole realtà mondane, unità che abbraccia in se tutti gli esseri viventi e li mantiene reciprocamente congiunti consentendo a essi di agire gli uni sugli altri”.

Secondo Gurdjieff, ogni essere completo, o unità organica, è un Enneagramma, e il triangolo interno rappresenta sia la triplice matrice nascosta che sostiene ogni fenomeno, sia le forze necessarie, i traumi richiesti, perché il processo possa continuare e completarsi. Molti fenomeni esistono su un solo livello di realtà e in questo caso anche il triangolo interno è limitato a quel livello, mentre altri fenomeni hanno funzioni o possibilità in più livelli e in questo caso il triangolo interno rappresenta la presenza e il collegamento con elementi superiori, con energie più elevate. Questo potrebbe essere il nostro caso, questa elezione potrebbe essere il trauma necessario perché possiamo renderci conto che dobbiamo aggiustare il tiro, il colpo indispensabile al ri-allineamento del processo evolutivo.

Ritengo che le culture o gli stati che nell’Enneagramma trovano rappresentazione nei tre punti sul triangolo, Tre, Sei e Nove, abbiano una parte fondamentale nella storia dell’umanità e siano indicatori per tutti della zona in cui l’umanità si trova nel processo evolutivo. Tipicamente gli Stati Uniti sono assimilati al punto Tre, il nucleo del Centro di intelligenza del cuore. Questo punto rappresenta le qualità di valore e talento, motivazione, manifestazione ed espressione del proprio Essere autentico, energia e competenza, successo nell’essere se stessi e realizzazione di sé, generosità e benevolenza nel darsi, genuinità e modestia nel riconoscere se stessi per come si è nel vedere gli altri per come realmente sono. Gli Stati Uniti hanno la potenzialità di portare questi valori nel mondo, qualità che tutti possiamo manifestare.

Tuttavia questo punto Tre rappresenta anche le qualità meccaniche di finzione, adesione cieca ai valori sociali utalitaristici, ricerca di prestigio, identificazione con i condizionamenti familiari e culturali, frode circa il proprio valore, realizzazione nel fare e nel successo materiale, competizione distruttiva e commercializzazione di sé, calcolo, narcisismo, arroganza e disprezzo dell’altro, senso di superiorità e inganno, opportunismo, malizia e disonestà. Gli Stati Uniti possono incarnare anche questi aspetti, che tutti comunque abbiamo più o meno manifesti.

Abbiamo in una Nazione che nell’Enneagramma del pianeta si colloca in un punto trauma l’elezione di un capo di stato che esprime in modo molto chiaro e senza mezze misure specifiche caratteristiche di egocentricità e sociopatia, megalomania, senso di separazione e di onnipotenza, intimidazione, belligeranza e distruzione.

Nei circoli enneagrammatici si sente spesso riferire il Centro del cuore come “Centro dell’immagine” e credo che questo concetto sia spesso interpretato in modo superficiale come un semplice avere attenzione all’immagine, all’apparenza. Certamente c’è anche questo aspetto di valore all’esteriorità, tuttavia la mia comprensione è che l’immagine qui sia soprattutto il riflesso di come vogliamo vederci e di chi crediamo di essere, l’immagine di sé che disperatamente e a prezzo molto alto cerchiamo di difendere.

Unendo i punti di questo puzzle, questa elezione diventa non solo per gli Stati Uniti, bensì per il pianeta, uno specchio delle tendenze egoiche che noi tutti abbiamo e che non vogliamo riconoscerci, orientamenti personali e sociali che ci neghiamo e che che hanno permesso di ridurci a vivere in un combattimento costante sia a livello privato sia a livello planetario, che hanno portato ad avere oggi nel mondo 70 Stati coinvolti in guerre e quasi 800 milizie-guerriglieri e gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti in conflitti armati.

Gurdjieff diceva di “utilizzare ciò che ci addormenta per svegliarci”. L’elezione di Trump è un’occasione meravigliosa per applicare il suo consiglio. Abbiamo possibilità di guardarci allo specchio e riconoscere in che modo ci stiamo distruggendo, quali aspetti deliranti di noi stanno agendo mentre facciamo finta di essere buoni e amorevoli, mentre fingiamo di essere ciò che non siamo, mentre imitiamo qualità e talenti che non riusciamo ne a riconoscerci ne a onorare e magari marciamo insieme per avere complici che sostengano il nostro sentirci nel giusto e rafforzino le nostre bugie, mentre ci nascondiamo dietro al successo materiale, ai ruoli e a prestigi sociali effimeri, mentre facciamo di tutto per tenerci distratti, impauriti e lontani da noi stessi. 

Credo che entrambe le parti, sia chi sostiene la bugia del cattivo, sia chi sostiene la bugia del buono, si stiano annodando da soli in un senso di impotenza e in una sofferenza soffocante. Entrambe sono intrappolate in una visione limitata e in una reattività frustrata e urlante. Da una parte la totale mancanza di fede e dall’altra la finta fede. Le nostre ombre individuali e collettive sono sempre più visibili, l’elezione di questo capo di stato è un trauma per chi è disponibile a vedere e smettere di negare quanto è alto il prezzo da pagare per nutrire un illusione vuota. 

Possiamo continuare a far finta che il brutto e il cattivo siano lì fuori, in un’altra persona o in un altro stato o in un’altra cultura, possiamo continuare a lottare contro la violenza con la violenza creando altra violenza, possiamo distrarci dalle responsabilità e continuare a giocare ai buonisti e ai pacifisti mentre gettiamo il cibo nella spazzatura, sprechiamo acqua e mangiamo cadaveri.
Oppure possiamo scegliere di rischiare e guardarci dentro e vedere e riconoscere tutto quello che troviamo lì, e magari scoprire che non siamo poi così diversi da chi accusiamo, che gettare le ombre in cantina le trasforma in mostri, che solo accettando la nostra umanità, forse a Dio piacendo la parte migliore di noi può emergere in modo autentico, in ognuno con una sfumatura diversa e unica.

Maura Amelia Bonanno