Desidero dedicare questa newsletter ad alcune riflessioni su aspetti che rendono difficile lo sviluppo della consapevolezza con l’utilizzo dell’Enneagramma e la salita nei Livelli di Sviluppo.
Molto di ciò che sperimentiamo, di ciò che impariamo e che ci influenza e ci trasforma dipende da dove mettiamo la nostra attenzione e dalla parte di noi che ascolta. Questo vale per tutti, anche per chi insegna è molto importante ricordarlo.
Se consideriamo i Livelli di Sviluppo Riso-Hudson sappiamo che c’è una differenza enorme in ciò che accade ai Livelli sani e ciò che accade ai Livelli medi e tra ciò che accade ai Livelli medi e ai malsani. In entrambe queste transizioni c’è quello che Gurdjieff chiamava un Punto Shock.
Talvolta lo shock è un evento travolgente o potente nella nostra vita, mentre navighiamo senza intoppi troppo evidenti ai Livelli medi, convinti di essere chi crediamo di essere, nella fretta e senza ascoltare i segnali che la vita ci offre. Una crisi nella relazione o nel lavoro, una malattia nostra o di chi amiamo, una epidemia virologica globale che stravolge la quotidianità e l’economia abituale. Se questo accade quando viviamo a Livello medio ci ritroviamo senza risorse, non conosciamo abbastanza il nostro territorio interiore, la nostra visione è ristretta e lo shock ci catapulta nei Livelli malsani. Lo shock può accadere in qualsiasi momento della vita, può essere un trauma vissuto da piccoli che ci fa iniziare la vita a Livello basso e lì possiamo rimanere se lo trascuriamo. È importante ricordare che non si scende ai Livelli malsani senza uno shock al sistema. Deve succedere qualcosa di potente.
Il Lavoro con l’Enneagramma è ben diverso dalla descrizione di nove tipi di personalità, serve a conoscere se stessi, il proprio schema e il sentiero dell’anima nel mondo, in modo che quando la crisi arriva individuiamo la via per evitare di rimanere intrappolati nei Livelli malsani. Non possiamo evitare la crisi e se lo shock è molto forte non possiamo neppure evitare di scendere a Livelli bassi, ma se abbiamo consapevolezza allora sappiamo come ricordare, abbiamo uno sguardo ampio di ciò che sta accadendo e accesso alle risorse che ci permettono di rimanere presenti a noi stessi.
Generalmente quando ci sentiamo positivi è perché la nostra vita sta andando come vogliamo. Al lavoro va abbastanza bene, la relazione funziona discretamente, siamo in salute, i figli ci danno soddisfazione. Ma se non sappiamo come funzionano i nostri meccanismi interiori, se non ci conosciamo, allora quando uno o più di questi ambiti ha una crisi ci sentiamo persi. Ed è matematico che ogni cosa cui siamo attaccati prima o poi finisce, se non il resto, certamente il corpo quando moriamo. Tutti con l’età perderemo l’agilità, la salute o la lucidità, il lavoro e le relazioni finiscono talvolta anche quando apparentemente continuano. Quando conosciamo noi stessi e siamo in connessione con noi stessi la nostra felicità non è totalmente dipendente da fattori esterni.
Tutte le solide tradizioni spirituali del pianeta sottolineano il fondamentale saper stare con se stessi, cosa che è è possibile solo con la conoscenza di se. La spiritualità ha senso solo se sostiene il nostro vivere quotidiano nel mondo. Non è una fuga nel mondo degli unicorni, con occhiali rosa, in mondi colorati come la New Age contemporanea la propone.
A Livelli medi sopravviviamo negli schemi automatici egoici che ignorano molti aspetti della nostra esperienza. Siamo intrappolati in una prospettiva ristretta e una visione limitata. Questo vale per tutti i tipi perché ogni tipo ha i propri schemi automatici e restrittivi. Le nove fissazioni descrivono proprio i nove modi in cui la nostra visione della realtà e di noi stessi è limitata senza renderci conto che lo è, convinti che la nostra distorsione cognitiva è la realtà oggettiva.
Il nostro senso di noi stessi, quello in cui crediamo di sapere chi siamo, come vediamo noi stessi in relazione al mondo, corrisponde anche a una determinata visione della realtà. A Livelli medi abbiamo una visione fissata senza renderci conto di averla e questa visione viaggia con il nostro senso di identità,con il come pensiamo di dover essere con gli altri e con come pensiamo gli altri debbano essere con noi. Crediamo di essere liberi mentre siamo schiavi di molti schemi e regole inconsapevoli.
Pensiamo a quante volte negli ultimi mesi abbiamo sentito dire “vogliamo tornare alla normalità”. Possiamo sostituire la parola “normale” con la parola “fissazione”, perché quella è la normalità. Normale è essere nel nostro schema di fissazione abituale dei Livelli medi. Nei Livelli sani non esiste il “normale” perché ogni momento è nuovo, vivo, vulnerabile, rischioso.
Passare dai Livelli medi ai Livelli sani – nel regno del non duale – è mollare l’attaccamento a questa visione, che significa anche perdere il senso di noi stessi come crediamo di essere, l’idea che abbiamo di noi stessi, positiva o negativa.
Ci sono diversi stadi nel movimento verso i Livelli sani. Il primo è avere l’intenzione ed essere in grado di riconoscere in cosa siamo intrappolati.
L’Enneagramma ci indica sia la prigione in cui viviamo, sia che siamo molto di più di quello che crediamo di essere e che le qualità del nostro essere profondo e vero posso essere manifestati nella nostra vita quotidiana.
Tutti abbiamo avuto esperienze di presenza, di consapevolezza, di stati spirituali che ci danno un assaggio di cosa significa esistere al di là delle nostre convinzioni.
Ma per prima cosa è necessario riconoscere che siamo intrappolati, che non siamo liberi come crediamo di essere, forti come crediamo di essere, pacifici o amorevoli o giusti come crediamo di essere, che non siamo in relazione e in ascolto e felici come crediamo di essere.
Quando sperimentiamo le qualità essenziali, la liberazione accade se al contempo ci rendiamo conto dell’ipnosi costante in cui viviamo e questo fa anche molto male. Quando abbiamo maggiore presenza e vera amorevolezza sentiamo anche un grande dolore. Se nel processo non accogliamo quella sensazione sgradevole e terribile da cui cerchiamo di fuggire ricadiamo immediatamente nell’ipnosi. È uno dei motivi per cui non molti riescono a stare nei Livelli sani. Perché c’è un prezzo da pagare: sentire quello che c’è, che già siamo in sofferenza, e che finché non rompiamo la catena la trasmettiamo anche ad altri. È necessario non abbandonare noi stessi nel modo in cui lo facciamo regolarmente, essere con noi stessi nel modo in cui vorremmo qualcun altro lo fosse.
Un altro aspetto che accade tra i Livelli medi e i Livelli sani è che diventiamo più vulnerabili e nessuno schema automatico difensivo o di fuga ama sentirsi vulnerabile. Ma l’anima è vulnerabile e da un certo punto di vista a Livelli medi e malsani gli schemi caratteriali cercano di difendere questa sensibilità. Nei Livelli sani sappiamo che questa sensibilità e vulnerabilità sono la nostra vita, la nostra bellezza nel mondo.
È buffo che abbiamo paura della vitalità e della pienezza dei Livelli alti. Eppure per lo schema del carattere è un luogo spaventoso. Possiamo riconoscere quanto fuggiamo dai Livelli sani, quanto gli schemi egoici sono al comando, dalle volte in cui non abbiamo tempo per rimanere in connessione profonda con noi stessi e se abbiamo tempo comunque l’attenzione e la precedenza sono altrove. Oppure quando la connessione con noi stessi è esclusivamente in relazione a una pratica con il rischio di rimanere intrappolati in un circuito di intermittenza tra svegli e addormentati che non sostiene lo sviluppo della consapevolezza.
Quando saliamo nei Livelli, anche se cadiamo nella dimenticanza migliaia di volte, il ritorno alla connessione con noi stessi è una priorità che nulla può intaccare. Ci sono un’intenzione e una volontà che ci tengono svegli a quando ci addormentiamo.
L’aiuto che innalza nei Livelli arriva quando abbiamo la disponibilità di cuore a riceverlo e accettarlo. Può arrivare da altri umani, dalla vita, dagli animali, da un luogo sconosciuto che qualcuno chiama Dio e altri Universo, e senza quel sostegno non andiamo da nessuna parte. Diventiamo malleabili. Una parte di noi sa perfettamente cosa significa cedere completamente a qualcosa più grande di ciò che crediamo di sapere. Se ne può parlare in termini religiosi, spirituali, filosofici o psicologici, è comunque quell’esperienza umana di riconoscere quanto piccola è la realtà in cui abitualmente viviamo. È quello che Gurdjieff chiamava ricordo di se: rimembrare, ri-membrare, rimettere insieme. Tutti in qualche modo ne abbiamo fatto esperienza ed è probabilmente il motivo per cui esistono gli insegnamenti spirituali, perché ne comprendiamo le implicazioni. È poi nostra responsabilità quali insegnamenti traiamo da queste esperienze e cosa ne facciamo.
Altro aspetto che rende difficile lo sviluppo della consapevolezza e la salita nei Livelli di Sviluppo è che ci fidiamo di più delle difese degli automatismi egoici di quanto ci fidiamo della vita. Anche se abbiamo avuto esperienze di essenza, presenza, stati spirituali, non ci fidiamo, non crediamo che possano essere chi davvero siamo. Vivere nei Livelli sani e nella presenza è anche riconoscere la nostra sfiducia, aprirsi a una fiducia incondizionata, che non significa credere ciecamente a qualsiasi cosa, ma cedere a una intelligenza e saggezza che supera tutto ciò che crediamo abitualmente.
Il cinismo per esempio è uno schema di sfiducia che la nostra cultura sostiene. Sorge da una fiducia tradita, da traumi irrisolti individualmente, socialmente o culturalmente ed è un modo in cui disperatamente la nostra mente cerca di proteggerci e darci un falso senso di sicurezza limitando la visione e l’esperienza piena della vita. I Livelli più alti sono decisamente rischiosi, aprono all’esperienza che nelle tradizioni religiose è chiamata fede.
Aprirsi a Livelli più alti è vissuto come pericoloso anche perché mette a rischio le relazioni, poiché le persone che amiamo potrebbero non riconoscerci più e rifiutarci. Ma chi davvero ci ama vuole la nostra liberazione, desidera per noi che diventiamo il nostro se più glorioso. Chi non desidera questo per noi ci sta usando come un oggetto in un gioco di attaccamento. Un gioco non necessariamente patologico, ma sappiamo che talvolta proporci nella verità può non piacere. Talvolta invece è una nostra paura e possiamo invece scoprire che anche l’altro desidera verità e liberazione.
Questo adattamento può accadere anche a chi insegna Enneagramma e sceglie di proporre ciò che la maggioranza desidera sentirsi dire, ciò che permette di avere tanti seguaci o divulgare l’Enneagramma in modo che le persone non si offendano. Beh, la mia esperienza è che non è possibile insegnare Enneagramma senza turbare e imbarazzare qualcuno. Perché rivela ciò che accade dentro di noi e se non siamo pronti a vederlo non è possibile lavorare con l’Enneagramma.
È necessario anche che ci rendiamo conto di quanto resistiamo a essere gloriosi. Vogliamo amore e quando arriva scappiamo. Vogliamo libertà e ci imprigioniamo. Ogni tipo è affezionato a una particolare sofferenza, quella che si chiama passione. Gurdjieff diceva che l’umanità è pronta a cedere tutto tranne la propria sofferenza. Perché se la molliamo siamo persi. Non sappiamo più chi siamo se non abbiamo nulla di cui lamentarci, nulla da rifiutare da cui sentirci rifiutati, nessuno da incolpare, nessuna felicità da difendere, nessun successo da esibire, nessuna giustificazione per ciò che pensiamo, proviamo e facciamo. Tutto questo è ciò che mantiene il nostro senso di chi siamo. Reattività, fastidio, irritazione, fuga, bramosia, lamentela, ci mantengono nel senso di noi stessi conosciuto. Ovviamente ci piace fare esperienza degli stati essenziali, ma molto velocemente torniamo negli schemi abituali. Troppo amore, troppa connessione, troppa verità sono difficili da sostenere.
È bene guardare queste resistenze alla vita senza critica, ma con gentilezza. Vedere i muri che solleviamo e che forse hanno avuto un senso in passato che ora non hanno più.
La realizzazione è vivere nel quotidiano la verità che si è compresa. E non ci sono scorciatoie per questo Livello. Significa impegnarsi in nuovi comportamenti, imparare nuove abilità, aprirsi a nuovi modi di pensare e in tantissima pulizia interiore. Nulla di questo può essere motivato dagli schemi automatici. Arriva da un’intenzione che va oltre qualsiasi ragionamento. Da un luogo che ci rende ricettivi e pronti a vedere noi stessi e gli altri nelle limitazioni e nella gloria. La realizzazione illumina la missione della nostra vita.
L’augurio che faccio per il finale di questo anno tanto intenso, difficile e ricchissimo di possibilità di crescita è quello di portando luce le qualità che riconosciamo nella nostra vita, a momenti in cui abbiamo imparato qualcosa della profonda verità di chi siamo. E non mi riferisco a momenti di sofferenza o tradimento, ma a momenti in cui siamo stati capaci di prenderci cura di noi stessi, di essere diversi dal solito con le persone, più aperti e accoglienti in modo davvero sincero, presenti.
Di sentire l’intenzione a essere davvero vivi, davvero coraggiosi e riscoprire e nutrire quel luogo interiore in cui sentiamo di essere al sicuro, in cui c’è un fuoco che mantiene accesa la motivazione e la volontà a crescere, in cui sappiamo essere sempre connessi con i compagni di viaggio con cui ci si sostiene per tornare a casa.
Maura Amelia Bonanno