Sono coinvolta con l’International Enneagram Association – IEA – dal 2004 e la prima Conferenza Internazionale negli Stati Uniti cui ho partecipato è stata quella del 2005. L’Enneagramma era nella mia vita da qualche anno, traducevo e organizzavo i corsi di Maysa Branco Castelo in Italia e da lei mi sono fatta coinvolgere. Da allora per tanti anni ho partecipato a quasi tutte le conferenze annuali internazionali ed Europee. Dal 2009, anno di inizio del programma di accreditamento, sono riconosciuta come professionista e insegnante e parecchie volte ho proposto agli incontri internazionali e regionali il mio lavoro di integrazione somatica.
Nel 2011 ho avuto la velleità di portare l’International Enneagram Association in Italia costituendo un’affiliazione locale che potesse essere un punto di riferimento sul nostro territorio, esperienza che si è chiusa nel 2014.
Quest’anno la Global Conference si è svolta per la prima volta on-line, dal 16 al 18 luglio. Ho partecipato con un mio intervento dal titolo “ENNEAGRAM AND SOMATIC MOVEMENT” L’evento ha proposto più di 80 presentazioni di insegnanti e professionisti da tutto il mondo, in sessioni pre-registrate e dal vivo in modo che tutte le fasce orarie del pianeta fossero rispettate. Tutte le sessioni hanno avuto traduzione simultanea in 4 lingue e registrazioni per poter recuperare successivamente. Ci sono state molte possibilità di interagire sia con i conduttori delle sessioni, sia con gli altri partecipanti. Sono onorata di avere avuto questa ulteriore possibilità di condividere la mia ricerca e di rappresentare l’Italia.
Ho preso parte a numerose presentazioni di colleghi e colleghe e ho apprezzato che in parecchi abbiano ricordato l’importanza del coinvolgimento della consapevolezza corporea nell’utilizzo dell’Enneagramma. Generalmente ne hanno parlato invitando ad “ascoltare il nostro corpo”. Quindi la mia domanda è “Quando ascoltiamo il nostro corpo, effettivamente cosa ascoltiamo?”
Immaginiamo di vivere sul pianeta terra e di trascorre la maggior parte della nostra vita in un’unica regione e quindi di conoscerne la lingua, i valori condivisi e le tradizioni. E poi a un certo punto, forse, iniziamo a provare desiderio o bisogno di conoscere altre regioni del pianeta e partiamo in esplorazione. Nelle nuove regioni sconosciute parlano lingue mai sentite, quindi quando le ascoltiamo, udiamo solo rumore. Non abbiamo punti di riferimento. Senza un dizionario non sappiamo da dove iniziare a decifrare i suoni e anche se a un certo punto potremmo anche capirci qualcosa ma a grande fatica e in tempi lunghissimi perché per non sentirci persi li associamo a qualcosa di conosciuto che gli assomiglia in qualche modo e che potrebbe essere totalmente fuorviante. Lo stesso ragionamento vale quando iniziamo ad “ascoltare il corpo” e qui si inserisce la mia proposta.
Ho una formazione in antropologia culturale, con un indirizzo in etnologia religiosa. Ethnos in greco significa “nazione” o “popolo” e l’etnologia è un campo accademico che confronta e analizza le caratteristiche dei diversi popoli e le relazioni tra loro.
Quando ho iniziato l’Università già ero impegnata da molti anni con la danza e le pratiche corporee e somatiche e con la pratica della meditazione prima Buddista e poi Vipassana.
Ho trovato da subito molto interessante i diversi e comuni modi in cui gli esseri umani vivono fisicamente su questo pianeta. Specificatamente nell’essere creature costantemente alla ricerca di connessioni spirituali per trovare risposte e sicurezze che moltissimo utilizzano il corpo come mezzo per soddisfare questo desiderio o bisogno.
L’aspetto specifico che mi attrae e mi interessa è che tutti gli esseri umani hanno un senso di sé che è un misto di natura e cultura. Per chiarire i termini, natura è tutto ciò che non si impara perché fa parte del corredo genetico, mentre cultura è il costrutto tipicamente umano per relazionarsi con l’ambiente e tra individui che la condividono, ricordando che all’interno di una cultura esistono diversi modi soggettivi di percepire se stessi e l’ambiente.
Quando ho incontrato l’Enneagramma nel 2001 ho scoperto una mappa di questi 3 elementi – natura, cultura e individuo – che tutti gli esseri umani hanno e vivono, rappresentati e descritti in modo da riconoscerne gli schemi comuni e le differenze.
È bene ricordare che sia Gurdjieff sia Ichazo hanno lavorato molto sul coinvolgimento del corpo. Gurdjieff affermava che ciò che non possiamo trovare nel corpo non possiamo trovarlo da nessun altra parte. La mia comprensione di questa affermazione è che quando invitava a ricordare noi stessi stava indicando un ricordo nel corpo molto pratico.
Circa Ichazo, il suo insegnamento sottolineava che l’ego-tipo non è solo una caratteristica psicologica, ma è radicato negli organi, ossa, muscoli, sistema neurologico e ghiandole endocrine che costituiscono la nostra anatomia.
Entrambi hanno considerato l’importanza di iniziare il viaggio con l’aspetto della natura, per illuminare gli altri a essa sovrapposti e congiunti a formare degli schemi.
È qui che entrano in scena le pratiche somatiche. Il campo della somatica comprende tutte quelle discipline che riguardano la capacità umana di sperimentare le sensazioni fisiche e di vivere il corpo dall’interno, diventando così consapevoli di se “da dentro”. Il principio fondamentale è che corpo, emozione e pensiero sono un continuum inscindibile, che quindi la mente si esprime attraverso il corpo e il corpo attraverso la mente.
Tornando alla metafora del viaggio in terre sconosciute e ricordando che un aspetto che definisce il riconoscersi in una cultura è la lingua, sappiamo che i linguaggi hanno schemi – come grammatica, sintassi e vocabolario – che, una volta appresi, ci consentono di comprendere, comunicare e interagire. Anche il corpo ha un linguaggio che si estrinseca nel movimento e di cui è possibile mappare i modelli. Come le lingue parlate, il movimento è molto più di una serie di azioni fisiche. Ci sono aspetti che lo rendono coerente e danno contesto e significato alla sua espressione come per esempio consapevolezza, percezione e coscienza.
Il movimento inoltre non è solo una forma di espressione, è anche un altro senso per percepire se stessi e l’ambiente. I modelli di movimento influenzano il modo in cui elaboriamo le informazioni, ci esprimiamo e funzioniamo. Può anche essere un percorso per facilitare i cambiamenti nel rapporto tra corpo e mente.
Un principio fondamentale della somatica è l’Embodiment, la cui traduzione letterale “incarnazione” non ha la stessa valenza in italiano e il cui significato più vicino nella nostra lingua potrebbe essere “far penetrare nel corpo”, “dar corpo e vita”, un radicare profondamente un’esperienza in modo che diventi parte della propria natura. Nel movimento guidato con un chiaro focus di attenzione, l’esperienza diretta della somatizzazione e dei modelli permette che diventino parte consapevole di noi, che da meccanici e inconsci diventino “incarnati”.
In questo modo non comprendiamo solo la parte fisica del movimento, ma anche il cambiamento nella percezione e nella coscienza che ne deriva. La comprensione di se che scaturisce dal movimento interiore è una porta verso la relazione corpo-mente, poiché è sia l’espressione di quella relazione, sia un modo per bilanciarla. L’embodiment è un processo profondamente relazionale, non concerne solo la riabilitazione o lo sviluppo della qualità del gesto, ma anche chi e come siamo nel mondo. È alla base dei nostri processi cognitivi fondamentali.
Il processo di embodiment riguarda l’essere, non il fare, sentire o pensare. Uno sviluppo in cui tocchiamo la coscienza cellulare, un’esperienza diretta della consapevolezza delle cellule di se stesse. Avviene con la somatizzazione, il processo attraverso cui la cinestesia e il sistema sensoriale informano il corpo e in cui emergono testimonianza e consapevolezza. La semplicità, la disponibilità a coinvolgersi nel movimento oltre al farlo e la pazienza sono alla base della riorganizzazione degli schemi e del portare alla coscienza il ricordo di informazioni vitali che sono in noi.
Riguardo all’aspetto natura, possiamo affermare che esiste in modelli, in schemi creati dal movimento e in un flusso costante di relazione e cambiamento. Non esiste un momento riproducibile tuttavia ci sono dei semplici schemi sottostanti riconoscibili.
Filogeneticamente tutti gli esseri umani hanno in comune con tutti gli animali del pianeta alcuni schemi fondamentali di movimento che riguardano la condivisa pulsione a sopravvivere come esseri cellulari costantemente coinvolti con la gravità, lo spazio e il tempo.
Ontogeneticamente tutti gli esseri umani sviluppano alcuni modelli specifici di movimento dal concepimento al primo anno di vita che sono influenzati anche dall’aspetto culturale e dal temperamento individuale. Lo squilibrio o l’interruzione dello sviluppo di questi modelli porta oltre a un diverso senso di sé stessi, anche a diversi modi di stare al mondo e talvolta complicate compensazioni e strategie per affrontare l’ambiente, spesso con sforzo.
Questi modelli hanno un’influenza globale sul nostro funzionamento, stabiliscono una base su cui costruiamo i processi fisici, percettivi, emotivi e cognitivi. Fondano, esprimono e guidano la nostra interazione con la gravità e lo spazio e sono alla base della scoperta del nostro senso di sé e della nostra relazione con gli altri e con l’ambiente. L’aspetto importante dell’integrazione della pratica somatica con l’Enneagramma e in generale nel lavoro di consapevolezza di se, è che quando un modello diventa eccessivamente dominante, può impedire l’emergere di altri modelli. Esplorando tutti gli schemi, quelli più deboli possono essere nutriti e rafforzati e quelli dominanti in modo distorto posso essere equilibrati.
Gli schemi di movimento sono una mappa, come lo è l’Enneagramma. Come la mappa dell’Enneagramma non ci sono idee date o assolute ma punti di riferimento con cui misurare la nostra esperienza.
Nell’esplorare il movimento abbiamo esperienze sensoriali e abbiamo percezioni. Le percezioni sono interpretazioni informate dall’ambiente, dalle aspettative preconcette e dalle scelte che facciamo e si basano su esperienze passate che possono limitare l’esperienza sensoriale nel presente. I sensi sono dati e si sviluppano solo con la pratica.
Possiamo percepire qualcosa solo se prima abbiamo avuto un’esperienza che è collegabile. Più importante era quell’esperienza, più la riconosciamo e anche quella attuale ha un significato.
Gurdjieff ha posto molta enfasi sull’esperienza sensoriale per prendere coscienza del nostro modo di percepirle e illuminare i nostri modelli di interpretazione. Come funziono? Qual è lo schema che adotto automaticamente per interpretare le esperienze? Quale senso è dominante nel rapportarsi con gli stimoli interni ed esterni? È importante saperlo soprattutto se lavoro con le persone.
La mia comprensione è che diversi tipi dell’Enneagramma e diverse Varianti Istintive hanno schemi di movimento somatico preferiti e specifiche percezioni. Ciò significa che alcune delle caratteristiche descritte dai Centri e dai punti e Istinti dell’Enneagramma sono radicate nella memoria del nostro corpo e si manifestano nella nostra esperienza somatica personale. Interpretiamo la nostra esperienza partendo dalla sensibilità del nostro tipo, ma è importante ricordare i Livelli di sviluppo che rivelano quale parte della coscienza informa a cosa diamo attenzione. E ciò cui diamo attenzione influisce su ciò che siamo in grado di ascoltare e percepire.
Non vogliamo sovrapporre mappe diverse, vogliamo integrarle. È una danza costante dei diversi livelli di realtà che stiamo vivendo.
Più conosciamo il linguaggio del corpo da dentro, più siamo in grado di ascoltarci non solo a livello fisico, più anche gli schemi emotivi e mentali automatiche diventano chiare e più diventano accessibili possibilità alternative, più ricche di risorse, più creative, più complete di tutte le meravigliose sfaccettare del nostro essere umani. Ci sentiamo più liberi.
Maura Amelia Bonanno