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Newsletter giugno 2018

L’approccio dell’Enneagramma è radicalmente in contrasto con quello del pensiero positivo tanto di moda da qualche anno poiché per prima cosa richiede di renderci conto dei nostri difetti, ci mostra l’illusione in cui viviamo. Al contempo ci mostra anche come accedere alle nostre parti migliori e ai talenti, la via per ritrovare una connessione con la nostra vera natura. Tuttavia finché viviamo il nostro tipo e il nostro istinto dominante come un vanto, o per rassicurarci con una nuova identità, siamo molto fuori strada. Qualsiasi lavoro ed esperienza direzionata verso la libertà dagli schemi automatici include momenti di grande dolore al riconoscimento di quanta sofferenza causiamo a noi stessi e agli altri inutilmente. Attraversa fasi di estrema lucidità in cui sentiamo, percepiamo e riconosciamo quante separazioni, difficoltà e complicazioni stiamo causando.

Nella storia dell’umanità la maggioranza dei ricercatori spirituali e filosofici è vissuta ai margini della società e delle religioni. Oggi siamo all’eccesso contrario, c’è un abuso di insegnamenti depauperati del loro intento e le questioni umane e spirituali sono sempre più trattate come affari commerciali. I momenti dedicati al lavoro introspettivo, l’analisi interiore e la meditazione, momenti di grande intimtà con se stessi, sono persino filmati e pubblicati sui social network, usati per fare promozione o come un trofeo, alla meno peggio trasformati in una bella esperienza di gruppo, un momento di intrattenimento. Questo fa perdere valore al lavoro più importante, quello che Gurdjieff chiamava il Lavoro, la conoscenza di sé. Lui insegnava che nel viaggio di crescita c’è bisogno di momenti di sofferenza intenzionale. Jamie Buckingham affermava che “La verità ti renderà libero, ma prima ti renderà triste”. La vera trasformazione inizia solamente quando vediamo che ci stiamo continuamente ingannando.

Se vogliamo migliorare la qualità della nostra vita, a un certo punto è necessaria l’intenzione di rischiare e dare fiducia nella presenza invece che agli assunti su cui solitamente ci appoggiamo, ai pensieri ripetitivi che suonano dentro come dischi inceppati sempre nello stesso punto. Forse possiamo scoprire che non esistiamo come pensavamo di esistere e magari che siamo molto più di quello che crediamo, che possiamo rispondere al mondo con una più ampia tavolozza di colori, con una migliore gestione delle cose. Questo richiede coraggio e responsabilità, meno complicazioni e più semplicità. Non necessariamente più facilità. E richiede amore, il balsamo che aiuta a sciogliere anche i luoghi più incalliti della nostra anima.

Credo che il desiderio di modelli di comportamento nasconda quello di giusta azione, ma l’approccio puramente psicologico e diagnostico all’Enneagramma rischia di farci sentire confortevoli nei nostri ruoli e fissazioni, provocare ancora maggiore identificazione e coltivare la separazione interiore. Sappiamo che se siamo davvero impegnati in un percorso spirituale o religioso, a un certo punto è necessario fare i conti con i nostri idoli personali, e altrettanto se siamo davvero impegnati in un percorso di crescita psicologica arriva un momento in cui la sola materia psicologica non basta più per progredire.

L’Enneagramma può essere utilizzato per liberarci e illuminare la verità o per imprigionarci ancora di più e manipolare. È ben altro che un gioco per intrattenerci e per chiuderci in una nuova falsa identità, è un modello della coscienza che mostra i veli da rimuovere progressivamente per lasciare spazio a ciò che essenziale e vero. Mostra chiaramente come la trasformazione è possibile solo quando corpo, emozione e intelletto sono al contempo coinvolti. Solo rimanendo con l’esperienza permettiamo a nuove comprensioni di emergere. Non si rivolge a chi cerca informazioni e spiegazioni senza coinvolgimento personale, non ha senso se è preso come una configurazione statica, come qualcosa che esiste al di fuori di noi. Senza l’azione umana è solo uno studio sterile che contribuisce all’addormentamento. Se non conosciamo noi stessi, anche le comprensioni che crediamo di avere sono incomplete e distorte.

Gurdjieff e Ouspensky stessi abbandonarono l’Enneagramma che avevano insegnato così bene quando alla fine scoprirono che il sistema cominciava a sbarrare la strada, che i loro studenti si perdevano in complessi dibattiti su come farlo funzionare, invece di dedicarsi a come percorrere il sentiero. In fondo, il modo in cui trattiamo l’Enneagramma rispecchia il modo in cui trattiamo noi stessi. Perché in realtà non può insegnarci nulla in più di ciò che già conosciamo, ma può cambiare il significato di tale conoscenza.

Tutta l’illuminazione coinvolge scoprire che hai sbagliato qualcosa”. Werner Ehrhart di Landmark

Maura Amelia Bonanno