Approcci integrativi
“Che cosa è ‘Integrale’? Significa più completo, equilibrato, comprensivo e collegato. Non possiamo realisticamente onorare i vari metodi e campi senza esporre come si incastrano insieme.” – Ken Wilber.
Sono impegnata nel continuo approfondimento delle due aree di specializzazione, l’Enneagramma e la Somatica e nella formazione riguardo ad approcci e metodi che integro nella mia vita e nel mio lavoro.
Questo mi permette di mantenere più consistenti possibilità di intervento in aree e contesti anche molto diversi, maggiore capacità di visione della realtà delle situazioni che è necessario gestire con una mente aperta.
Gli approcci possono essere teorici o pratici, frontali o interattivi. Comunque dinamici e orientati a risvegliare, coinvolgere e armonizzare le nostre diverse intelligenze.
Teoria Integrale
Con il Modello Quattro Quadranti Wilber suggerisce che quasi tutto può essere osservato usando quattro prospettive intrinseche: le prospettive interiore ed esteriore dell’individuo e le prospettive interiore ed esteriore del collettivo. Un altra visione nucleare per cui Wilber è famoso è la comprensione che lo sviluppo umano, individualmente e fino a un certo punto anche culturalmente, passa attraverso dei livelli specifici o stadi di coscienza. Per esempio, ci sono i stadi cognitivi, stadi morali, stadi culturali, stadi spirituali, stadi della Dinamica a spirale e molti altri. Considerati come un intero, presentano un messaggio potente alla mente integrale.
Questi due concetti, quadranti e livelli, sono il fondamento del Modello Integrale di Wilber chiamato AQAL (tutti i quadranti, tutti i livelli). Rappresentano la struttura fondamentale della sua “teoria del tutto” e la base della sua filosofia chiamata Sistema Operativo Integrale che invita a una prospettiva che include tutti i quadranti, tutti i livelli, tutte le linee (di sviluppo), tutti gli stati (di coscienza) e tutti i tipi (di consapevolezza). Tutti noi possiamo sperimentare tutti gli stati di coscienza e l’interpretazione che ne diamo dipende dal nostro stadio di consapevolezza.
Mentre tutti possiamo fare esperienza anche della realtà non-duale che valuteremo secondo il nostro livello, non tutti possiamo conoscere tutti gli stadi. Mentre è possibile passare da uno stato all’altro, non possiamo saltare i livelli nella nostra evoluzione.
Spiral Dynamics
Il modello Spiral Dynamics è basato sul lavoro originale di Clare W. Graves negli anni ’50 e sviluppato successivamente – tra altri – da Chris Cowan, Natasha Todorovic e da Don Beck che ho avuto la fortuna di incontrare e ascoltare una ventina di anni fa negli Stati Uniti.
Descrive un modello bio-psico-sociale a doppia elica, aperto ed emergente, della coscienza umana. Fornisce un nuovo modo di inquadrare e comprendere le forze delle interazioni e del comportamento umano attraverso delle fasi di sviluppo. Queste fasi possono essere applicate a livello di stato-nazione, individuale, organizzativo e geopolitico.
Il modello si basa sul presupposto che abbiamo intelligenze complesse, adattive e contestuali che si sviluppano in risposta alle circostanze e alle sfide della vita, ciò che le Spiral Dynamics® chiamano “condizioni di vita”. L’espressione del livello di coscienza è quindi un prodotto dell’interazione tra condizioni esterne di esistenza e complessi sistemi adattativi interni. Queste intelligenze collettive e sistemi di valori sono ciò che chiamiamo “meme”. Ogni nuovo stadio sociale, o meme, trascende e include tutti i precedenti e a oggi sono stati osservati nove livelli – o onde – fondamentali della coscienza umana.
La combinazione dell’Enneagramma con le Spiral Dynamics®, così come con altri sistemi a Livelli e stadi, aiuta a comprendere le motivazioni, le spinte interiori, i valori e le fasi di sviluppo di grande sostegno di scelte e decisioni più consapevoli.
Discipline del Movimento
La consapevolezza corporea è la capacità di notare un particolare segnale sensoriale proveniente dall’interno del corpo. Abbiamo fondamentalmente 3 tipi di consapevolezza corporea che ci permettono di affinare il senso di se stessi attraverso il movimento: interocettiva, propriocettiva e spaziale.
Questa consapevolezza è fondamentale per l’equilibrio interiore, per comprendere le proprie emozioni, per valutare il proprio livello di tensione o di stanchezza, per essere coscienti degli stimoli che portano ad agire e di come ci muoviamo nel mondo e per ampliare le nostre risorse e sostegno interiori.
Una vita di esperienze e studio negli ambiti della consapevolezza corporea, somatica e del movimento mi portano ad affermare che il corpo è il crogiolo di tutte le rivelazioni necessarie per comprendere ogni strato dell’essere. Le posture, i gesti, gli atteggiamenti, le percezioni che sono solo nostri e sono organizzati in schemi, ci determinano a tutti i livelli.
Nelle culture tradizionali, i rituali riorganizzano la nostra esistenza nel movimento, nel tempo e nello spazio del corpo. Sono, tra le altre funzioni, un processo di riappropriazione della nostra posizione nell’universo. I movimenti individuali del corpo sono i più primari (spingere, tirare, lanciare, sollevare, dare, ricevere, ecc.) e la comunità nei rituali riproduce gli schemi della vita naturale (cerchi, semicerchi, linee, quadrati, spirali).
Comunicazione Non Violenta (CNV)
La CNV integra quattro elementi:
- Coscienza. Un insieme di principi che supportano una vita di compassione, collaborazione, coraggio e autenticità.
- Linguaggio. Capire come le parole contribuiscono alla connessione o alla distanza.
- Comunicazione. Saper chiedere ciò che si desidera, come ascoltare gli altri anche in disaccordo e come andare avanti verso soluzioni che funzionino per tutti.
- Strumenti di influenza. Condividere il potere con gli altri piuttosto che usare il potere sugli altri.
La CNV soddisfa tre nostri desideri:
- Accrescere la capacità di vivere con scelta, significato e connessione
- Connettersi empaticamente con se stessi e con gli altri per avere relazioni più soddisfacenti
- Condividere le risorse in modo che tutti possano trarne vantaggio
Marshall Rosenberg ha sviluppato la Comunicazione Non Violenta (CNV) negli anni ’60 come strumento per implementare e mettere in pratica la de-segregazione, l’integrazione multiculturale, la propria umanità e quella degli altri rispettosamente, compassionevolmente, pacificamente e con gioia.
La CNV pone enfasi sull’ascolto profondo, di noi stessi e degli altri e aiuta a scoprire la compassione. Attraverso la CNV impariamo ad ascoltare i nostri bisogni più profondi e quelli degli altri. Il suo linguaggio rivela la consapevolezza che tutti gli esseri umani stanno solo cercando di onorare valori e bisogni universali, ogni minuto, ogni giorno.
Aiuta a vedere la comune umanità, a usare il potere per onorare i bisogni di tutti, anche come un insieme concreto di abilità per creare famiglie e comunità al servizio della vita. La sua forma è semplice e trasformante.
“Anche se potremmo non considerare il modo in cui parliamo come ‘violento’, le parole spesso portano a ferite e dolore, sia per gli altri che per noi stessi“. — Marshall Rosenberg
Pratiche di Meditazione
La pratica di meditazione mi accompagna da quarant’anni. Ho avuto modo di incontrare e praticare a lungo diverse tecniche e metodi.
Per descrivere che cosa è la meditazione non basta una vita. Esistono meditazioni guidate, più o meno elaborate tecniche di respirazione, metodi per il rilassamento, pratiche di concentrazione e di sviluppo delle energie. Qualsiasi via si scelga di praticare, la meditazione ha le caratteristiche di coltivazione della presenza a se stessi e alla realtà e di risorse per affrontare meglio la quotidianità e vivere una vita consapevole.
La pratica di meditazione è utile per
- prendersi tempo per ascoltare le sensazioni del corpo
- lasciar andare le tensioni, rilassare la mente e sviluppare la forza interiore
- trovare serenità e calma, coltivare pace e tranquillità dentro se stessi
- migliorare la capacità di agire, pensare e vivere
- riconoscere le reazioni automatiche e prendere decisioni migliori
Antropologia culturale
Il mio approccio trova nell’orientamento dell’antropologia culturale il suo elemento fondamentale. Specificatamente riguardo all’uomo in relazione con il proprio ambiente, in ricerca di senso e significato.
L’approccio antropologico chiede la capacità di mantenere un attitudine di non attaccamento con l’esperienza dell’altro e al contempo esserne totalmente partecipi. Tutto è considerato dal punto di vista dell’altro e perché questo possa accadere è necessario conoscere innanzi tutto il proprio abituale mondo, quello che è necessario lasciare da parte. L’altro è l’unico che può davvero conoscere se stesso.
L’antropologia culturale riguarda:
- comprendere la complessa varietà della natura umana
- incontrare esseri umani con abitudini e visioni del mondo differenti dalla propria
- scoprire similitudini e differenze tra i modi in cui gli esseri umani e i gruppi interpretano, immaginano, affrontano, trasformano, reagiscono e si adattano al mondo attorno a essi
- tradurre visioni del mondo e costruire ponti tra loro
- cogliere l’unità sotto l’apparente diversità e le diversità sotto all’apparente somiglianza
- riflettere sulla relazione tra natura e cultura
- interpretare le interpretazioni combinando la conoscenza teorica con l’esperienza e la ricerca
Sociocrazia
La sociocrazia – o amministrazione dinamica – è un sistema di amministrazione che applica valori e strumenti che permettono di distribuire attivamente il potere, di dare spazio alla voce di tutti e di prendere decisioni in maniera equa ed efficiente.
Credo di essere stata attratta ad approfondire la sociocrazia poiché funziona come organizzazione complessa alla stregua dei sistemi corporei, in modo decentralizzato, nidificato e semi-autonomo e poiché ha numerose analogie con i sistemi di amministrazione sociale tradizionali, prima fra tutte l’utilizzo dei cerchi di parola.
Il processo decisionale partecipato e la leadership distribuita sono una grande sfida al sistema organizzativo verticale e di controllo e separazione cui siamo abituati, al modo in cui concepiamo la ricerca di significato e di motivazione nel nostro ruolo, di interazione e relazione.
Ciò che oggi chiamiamo sociocrazia è stato sviluppato per la prima volta come metodo del circolo sociocratico da Gerard Endenburg nei Paesi Bassi negli anni ’80. Il processo decisionale si basa su quello dei quaccheri che tipicamente hanno un forte impegno per l’inclusione e i valori egualitari.
Gli elementi caratterizzanti sono
- Assenso come modalità decisionale, diverso dal consenso.
- Cerchi semi-autonomi come struttura, connessi da doppio collegamento
- Cicli di riscontro con criteri di valutazione e scadenze stabilite
- Ruoli ricoperti tramite elezioni senza candidati
I principi fondamentali sono
Efficacia – Equivalenza – Trasparenza – Empirismo – Responsabilità – Miglioramento continuo.