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Newsletter ottobre 2022

Che c’è di male nel voler comprendere la realtà e fare chiarezza? Voler conoscere, avere maestria ed essere oggettivi è un impulso elevato e bellissimo. Possiamo concordare sul fatto che ricercare verità è un desiderio comprensibile e sensato, ma non lo è più quando è una reazione al senso di perdita dell’Essere, una ricerca coatta e inconsapevole di ricreare l’idea che abbiamo dell’esperienza della sapienza. Vogliamo sentirci capaci di gestire la vita, scoprire l’essenza delle cose e avere qualcosa con cui contribuire nel mondo, parte di un universo limpido e cristallino e finiamo per chiuderci in una prigione di dati e opinioni.
L’utilizzo dei termini “informazione”, “conoscenza” e “comprensione” in questi ultimi anni ha preso una deriva molto semplicistica e spesso il loro significato è confuso, vago e anche ambiguo. In questo anelito alla verità e all’oggettività si nascondono tuttavia diverse possibili trappole.

La maggior parte di noi è costantemente persa nei propri pensieri e maldestramente distratta da un movimento della mente così coatto al punto da percepire solo quello. Siamo governati dal pensiero lineare. Nelle riflessioni e nel dialogo interno facciamo esperienza del più intimo senso di chi noi siamo. Penso dunque sono. È essenziale che cominciamo a mettere in dubbio la credenza fondamentale su cui è basata la nostra relazione con il pensiero: l’indubbio assunto che il pensiero è il sé. Il pensiero non è il sé, il pensiero è solo pensiero. È importante riconoscere che la nostra identificazione meccanica con il pensiero non lascia spazio a null’altro che a un costante dialogo interiore incapace di arrestarsi. Il pensiero non ha significato intrinseco, eccetto quello che scegliamo di dargli, e questa è la comprensione essenziale da cui dipende la liberazione dall’ignoranza.

La trappola è che quando il pensiero lineare è il padrone indiscusso, può solo raccogliere informazioni, prendere a prestito sapere di altri e far illudere di conoscere, la direzione inversa a quella anelata.
Sappiamo quanto il sistema educativo sia attualmente basato su teorie e concetti disincarnati e selezionati. Questo porta inevitabilmente a un’identificazione con i movimenti del pensiero, a rendere normale il rimanere ingabbiati in essi. Aggiungiamo il recente stravolgimento sociale e culturale connesso all’esperienza della narrazione dominante circa la pandemia che ha portato molto velocemente a sempre meno contatto con i corpi, con il proprio corpo e con quello dell’altro. Questa alienazione dal corpo è alienazione dalle sensazioni, dalle risorse e dal sostegno dell’energia vitale, da se stessi. È una via preferenziale verso la mancanza di vitalità e presenza che alimenta l’estraneità e l’ipersensibilità emotiva, l’attaccamento alla razionalità e all’analisi puramente teorica. La credenza che la comprensione passi esclusivamente dal pensiero lineare e dalle informazioni concettuali, induce a fare esperienza di un senso sconcertante di separazione dal mondo in cui si vive e quindi di doversi raccapezzare e arrangiare da soli per trovare un senso a ciò che accade. È un’attitudine che porta a trasformare la realtà in astrazione e a credere di sapere tutto basandosi su numeri e ragionamenti causa-effetto. In questo schema c’è una buona dose di anticonformismo anarchico che vive con il senso di dover sfidare le modalità di fare le cose accettate dalla maggioranza e scuotere gli altri dalla loro ignoranza e compiacenza. Provoca ristrettezza di vedute e arroganza intellettuale. Sono gli altri a essere ignoranti, è la loro mancanza di senso critico e il loro semplicizzare e complicare a essere pericolosi.

Spesso al dialogo interno ricco di elaborazioni e analisi di nozioni e situazioni, si accompagnano la dolorosa esperienza di ipersensibilità e mancanza di risorse emotive, di piccolezza e non adattabilità a stare al mondo e anche specifiche tensioni fisiche nella zona del collo e delle spalle, oltre a tanta stanchezza. La sensazione è quella di freddo, di essere senza energia, prosciugati, svuotati, con le terminazioni nervose esposte.
La ricerca, lo studio, lo sviluppo di modelli, l’attenzione ai dettagli sono importanti e richiedono concentrazione e tecnica, tuttavia è necessario che conducano a uno spazio di vera e profonda soddisfazione, che alimentino la vitalità e la sostengano. Se escludono le emozioni e il coinvolgimento del corpo, sono motivate dalla paura e dalla sfiducia, non dall’amore per la verità e la chiarezza.
La conoscenza è esperienza totale della realtà nel momento. La compassione che accompagna la reale comprensione è possibile solo quando tutto il nostro essere partecipa, quando il cuore, il corpo e la testa sono toccati da ciò che accade. L’esclusione di parti di se stessi, soprattutto quando non riconosciuta, porta all’esclusione dell’altro e della vita ed è dolorosissima. È un costante abbandono di se e di ciò che si ama. È alienazione, tormento.

Qualcuno ora ha già compreso che le qualità dell’esperienza che sto descrivendo appartengono al punto Cinque dentro ognuno di noi. Ovviamente molto più forti e radicate per chi vive in questo territorio, Il tipo Cinque. Tuttavia è importante riconoscere quanto tutti, indipendentemente dal tipo, abbiamo accesso alle qualità di questo punto soprattutto quando siamo nell’area dell’approccio scientifico occidentale. C’è una parte di noi che è costantemente persa nei propri pensieri, preoccupata dell’interpretazione di ciò che accade, che salta a conclusioni e crede di avere capito meglio degli altri, che cerca di creare una falsa versione di comprensione, senso e significato delle avventure della vita che mai potrà soddisfarci.
 Tutti abbiamo fatto esperienza del preferire il distacco e il mantenere le proprie opinioni all’affrontare un contatto e un confronto che ci spaventano.
A rendere ancora più complicato questo schema c’è il fatto che il punto Cinque in ognuno di noi è in perenne conflitto con un’altra parte, quella che non ammette compromessi, che trova difficile ammettere di essere autoritario e di maltrattare se stessi e gli altri usando la logica razionale. Sotto il tappeto del piccolo, inerme e innocuo ricercatore di verità ci sono prepotenza e assolutismo.

Come pratica per scoprire il nostro punto Cinque bloccato nello schema limitante potremmo per qualche giorno annotare su un quaderno quante ore al giorno dedichiamo al fantasticare, teorizzare, speculare mentalmente e cosa faremmo del nostro tempo se tagliassimo via l’investimento in questo passatempo. Quanto è importante sostenere il nostro punto di vista e che effetto vogliamo produrre nell’altro quando discutiamo di qualcosa che riteniamo di conoscere bene. Poi è utile intercettare una reazione tipica di questi momenti: un pensiero, un’emozione o una sensazione fisica. Conoscere come funzioniamo nella mente, nel cuore e nell’agire è l’unica via di libertà dall’automatismo.

Il paradosso è che possiamo davvero comprendere le nostre esperienze e riconoscerne un senso solo se partecipiamo pienamente nella vita, se viviamo attraverso le differenti esperienze accettando ogni impressione, emozione e sensazione che ha bisogno di affiorare nella coscienza, prima di lasciarla andare.
Osservare se stessi e gli altri senza giudizio o aspettative mentre si è totalmente coinvolti nella vita è il passo fondamentale che questo punto ci invita a fare perché la comprensione sia consapevolezza e saggezza. L’illusione che il pensiero lineare da solo possa comprendere è una caratteristica importante del punto Cinque a Livelli medi e bassi, ben mascherata dall’approccio scientifico e dallo sforzo di essere obiettivi, attitudini che implicano una difesa interiore da emozioni e sensazioni potenti e invadenti.
Essere presente nelle sensazioni e nelle emozioni senza attaccamento è contatto con la realtà e la verità del momento, cosa ben diversa dall’osservazione distaccata e dal distacco emotivo.

È necessario rendersi conto di essere finiti in questa trappola per poterla accogliere e per intenzionalmente permettere un movimento oltre la essa. Consapevolmente concedere all’esperienza di essere quello che è e lasciare spazio al mistero umano, al non sapere, senza evitarlo e senza temerlo. Il contatto con tutta la propria interiorità e con gli altri permette di riconoscere che per comprendere la vita è necessario esserci dentro, tanto quanto sono necessari concentrazione e studio.

Il primo sostegno per accettare la realtà del momento è la presenza nel corpo. Non nell’idea che ne abbiamo, non a come ci fa sentire emotivamente, bensì proprio nei sensi, nei muscoli, nel sangue, nelle ossa, nelle viscere. E poi lasciare spazio alla spontaneità, alla curiosità, al desiderio di esplorare ciò che accade e di allargare i propri orizzonti. Tutto questo aiuta a rimanere collegati all’interiore senso di chiarezza, di limpidezza, di meraviglia per i più piccoli dettagli, all’intuizione.
Credo che uno dei motivi che mi portano a lavorare così appassionatamente con l’ascolto del corpo, la consapevolezza dei movimenti somatici interiori, la presenza della propria energia sul pianeta sia che a me ha salvato la vita. Abitando io stessa questo punto come territorio principale nella mappa dell’Enneagramma, ho sperimentato e sperimento gli schemi che ho qui descritto, e conosco sulla mia pelle quanto può essere potente la pratica di presenza consapevole nel corpo per questo tipo. Essere pienamente nel corpo è maggiore energia è disponibile per essere agenti e anche sostegno per la responsabilità che questo comporta. Quando iniziamo a svegliarci iniziamo anche a essere davvero stanchi delle nostre opinioni, vogliamo onorare il mistero di tutto ciò che siamo e di chi siamo, l’umanità, l’intimità, la fiducia.

Per imparare a usare la mente nel modo appropriato è necessario anche imparare a “stare” e osservarla imparzialmente. La pratica di meditazione – qui specificatamente mi riferisco a quelle che conosco e che ritengo alla base di tutte le altre, Vipassana e Zazen – permette il rallentamento del dialogo interiore e la scoperta di uno spazio in cui si rivelano i movimenti interiori. E la spaziosità interiore che ci permette di vedere cosa è vero, cosa è è sapere oggettivo, saggezza.

Il mio augurio è che questi mesi autunnali siano dedicati al sostegno della verità sentita nelle cellule, quella che abbiamo sempre conosciuta, che abita nell’Essere. Quella che nutre quella compassione che sa che comprendere è perdonare.

Maura Amelia Bonanno