Sono profondamente convinta che qualsiasi strumento, mappa, filosofia, percorso proposto come crescita abbia l’unico scopo di offrire sostegno alla forza interiore di affrontare l’inevitabile dolore, paura e morte del corpo fisico di questa vita sulla terra. Solo un lavoro interiore che accompagna nella capacità di attraversare la difficoltà apre la porta alla capacità di gioire davvero e di godere profondamente e totalmente della vita.
Se questo non è l’orientamento, allora non si tratta di uno strumento di crescita e di evoluzione, bensì di un prodotto di consumo.
Momenti come questo in cui la paura della sopravvivenza è stimolata e accentuata su scala mondiale, quindi come specie – e non solo come individui, come famiglia, clan o nazione – è molto evidente il se, quanto e come le risorse per viverla e gestirla sono presenti.
Che il virus esista o meno, che tipo di virus sia e quanto sia davvero pericoloso, che sia un processo della natura per estinguerci, che sia stato costruito da un complotto, che in Cina un gatto sopravvissuto ai ristoranti sia passato per caso in un laboratorio chimico e abbia rotto una provetta giocandoci, che sia un castigo divino per i peccatori, o che sia un caso di pura sfiga che ha colpito la specie umana, tutti, nessuno escluso siamo toccati mentalmente, emotivamente e fisicamente da questo momento storico in cui nella coscienza collettiva l’unico potente nemico dell’uomo è questo esserino colorato e letale. L’attenzione è direzionata tutta lì e il resto non esiste più.
È evidente che chi già a febbraio del 2020 aveva un’attitudine interiore alla consapevolezza sta accogliendo l’invito a fare passi ancora più grandi verso la liberazione e chi non ha mai preso in considerazione di vivere in una prigione non lo farà neppure in questa occasione globale. Esattamente come chi già a febbraio si lavava continua a lavarsi e chi già aveva una scarsa igiene personale ora semplicemente usa più igenizzante.
Non siamo in un momento storico di incertezza e paura, siamo in un momento storico che evidenzia la parte di noi che già prima viveva in quell’incertezza e paura e che abbiamo messo a tacere per adorare false certezze. Tra gli altri obblighi che stiamo subendo, quello della museruola – comunemente chiamata mascherina – è a riguardo una simbologia potente.
Ho imparato negli anni ad accettare il mio essere impopolare e spesso considerata scomoda, sia nella vita privata, sia – e particolarmente – nella sfera lavorativa e negli ambienti enneagrammatici. Ciò che penso, provo, sento e vedo, nella grande maggioranza dei casi è fuori dagli standard dell’ambiente in cui vivo e lavoro.
Prendo in considerazione che con questa newsletter avrò diverse cancellazioni e qualche approvazione.
Cosa c’entra l’Enneagramma con tutto questo? C’entra tanto quanto ci offre una possibilità di imparare qualcosa su noi stessi e sull’essere umani. C’entra come mappa di consapevolezza che illumina dove e come rimaniamo incagliati nella paura – qualsiasi paura – e ciò che realmente siamo oltre a essa. C’entra perché ci ricorda i doni che possiamo offrire al mondo. È una mappa e quindi non offre il mezzo pratico con cui effettuare gli spostamenti da un punto di attenzione a un altro. Per questo ci sono tanti strumenti, e come molti sanno io specificatamente ho quelli della somatica e del counseling. Ce ne sono tanti altri, validissimi. L’importante è che la mappa sia applicata e personalizzata per attivare le risorse possibili, per attraversare e sciogliere il dolore e aprire alla gratitudine e alla gioia, altrimenti rimane una bella mappa totalmente inutile se non dannosa.
Poco serve sapere a quale tipo appartengo se non ho intenzione di riconoscere davvero come il mio sistema difensivo sta operando in questo momento per evitare di sentire la paura che respiro nell’aria e che è anche mia, evitare di accogliere il dolore dell’altro che potrebbe penetrare in una mia cicatrice come una lama, di ascoltare una visione del mondo diversa dalla mia che potrebbe minare le mie assurde inossidabili illusioni.
Possiamo riconoscere che anche se abbiamo alle spalle tanti anni di lavoro su noi stessi possiamo arrabbiarci con chi non riesce a riconoscere l’evidente manipolazione mediatica in corso, con chi è in preda alla paura e vuole alzare muri ancora più alti, con chi ha evidentemente altri tempi e modi di evolvere e crescere. Possiamo riconoscere che perdiamo energia a cercare di spiegare l’algebra a un cavolfiore rimanendo ognuno nel proprio orto invece di usare la stessa energia per qualcosa di costruttivo insieme e davvero. Possiamo riconoscere che neghiamo di essere pesantemente colpiti da questo momento e ostentiamo un evidente finto benessere interiore per non perdere la reputazione. Possiamo riconoscere che abbiamo ancora illusioni da scoprire e penetrare e che una parte di noi molto potente non vuole minimante essere messa in discussione.
Ciò che davvero l’Enneagramma può servire in questo momento è mostrare come funzioniamo quando il sistema nervoso è sovra-stimolato nella sfera della sopravvivenza e quanto distruttivi possiamo diventare senza rendercene conto o quanto costruttivi possiamo essere per noi stessi e per il mondo.
Poco serve conoscere il proprio tipo e sottotipo senza l’intenzione di prendersi la responsabilità degli automatismi, dei giudizi e del dolore che provochiamo a noi stessi e agli altri resistendo in modo ferreo a cambiare posizione, insistendo nel volere rimanere schiavi di un drago chiuso in cantina che fa di noi ciò che vuole.
Giocare a “quale tipo sei?” o a “come si comporta quel tipo nell’emergenza Coronavirus” o a chi vince non so cosa indovinando il tipo di qualcuno è una distrazione dalla realtà interiore e una negazione dell’altro, come tante altre disponibili.
Lascio ad altri questo genere di attività ludica. Lascio ad altri il marketing del proprio vuoto attraverso l’Enneagramma o qualsiasi altra mappa, strumento, filosofia, percorso. Lascio ad altri le certificazioni da fine settimana.
È una scelta tra due polarità, quella di essere persone che vogliono imparare o essere consumatori. Una scelta data dal livello di consapevolezza in cui si gravita, per qualcuno possibile, per altri necessaria e per altri neppure considerata. Questo riguarda il mondo enneagrammatico come qualsiasi altro settore umanistico perché rispecchia la scelta che facciamo per la nostra vita.
L’Enneagramma è una mappa in cui leggere la storia e il divenire dell’essere umano, è necessario certamente imparare a leggerla in modo adeguato ricordando che comunque ognuno di noi la interpreta dalla geografia interiore in cui si trova. Non c’è altra scelta, non c’è volontà che possa cambiare questa realtà. Conoscere questa mappa è un impresa che può durare tutta la vita, per arrivare a comprendere che non basta.
Da millenni l’essere umano cerca di capire qualcosa sul proprio esistere e davvero crediamo che ci sia qualcuno che ce lo spiega in due giorni?
Un lavoro interiore consistente mira a essere in grado di dare un nome a ciò che proviamo e sentiamo e a scegliere come porci in modo consapevole di fronte a qualsiasi situazione. A livello orizzontale mostra le difficoltà e a livello verticale connette con la fonte della vita. Non elimina la sofferenza e la pulsione umana a fare e farsi del male. Permette di riconoscere quando si attiva e come ci sbattiamo per ottenere una soddisfazione temporanea. Apre uno spazio e un essere presenti in un vuoto interiore che altrimenti è insopportabile. Offre la verità di chi siamo al di là di ciò che accade. Insegna a comunicare con se stessi e con gli altri umani.
In questo, ribadisco, l’Enneagramma è solo la mappa e per camminarci serve altro.
Rimanendo a livello della mappa che lo scritto mi permette, lancio una riflessione circa ciò che ogni punto e istinto in ognuno di noi può notare e offrire in questo momento, augurandomi che la lettura non rimanga lo scorrere di una lista di informazioni, ma che le parole ricevano una disponibilità e un tempo per atterrare nel corpo, nel cuore e nella consapevolezza.
- Il ribelle del nostro punto Otto non scende in piazza, combatte la propria falsa personalità.
- L’idealista del nostro punto Uno non stabilisce regole, desidera migliorare se stesso.
- Il pacifico del nostro punto Nove non cerca di mediare, affronta i propri conflitti interiori.
- L’amorevole del nostro punto Due non fa il martire della situazione, si mette a suo servizio.
- L’efficiente del nostro punto Tre non fa il divo, motiva se stesso e gli altri a essere il meglio.
- L’originale del nostro punto Quattro non fa l’alternativo, offre al mondo la sua unicità.
- Il perspicace del nostro punto Cinque non cerca spiegazione a tutto, aiuta gli altri a vedere.
- L’affidabile del nostro punto Sei non cerca alleanze, costruisce sinergie e collaborazioni.
- Il grato del nostro punto Sette non cerca alternative al dolore, gli offre leggerezza.
- L’intensità della pulsione sessuale non aggredisce e compromette, mantiene vivo il fuoco della ricerca e della trasformazione.
- La stabilità della pulsione conservatrice non divide e ostacola, regola le risorse e stabilisce sani confini.
- La propagazione della pulsione sociale non manipola e simula, sostiene l’amicizia e i legami sinceri.
Concludo con una frase di Rainer Maria Rilke, che come tipo Cinque sento particolarmente vicino.
“Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore e cerca di amare le domande, che sono simili a stanze chiuse a chiave e a libri scritti in una lingua straniera. Non cercare ora le risposte che possono esserti date, poiché non saresti capace di convivere con esse. E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora. Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga, di vivere fino al lontano giorno in cui avrai la risposta.”
Maura Amelia Bonanno